Al Cpr di Torino (Centro di permanenza per i rimpatri) sabato notte nel corso di una rivolta un poliziotto è stato ferito alla mano, con la rottura di due falangi e trenta giorni di prognosi.
Tre persone, due marocchini e un tunisino di 24, 31 e 33 anni, sono state arrestate dalla polizia con l’accusa di danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.
Nell’ultima settimana questa è la terza rivolta, dopo quella scoppiata nella notte tra giovedì 29 e venerdì 30 agosto, quando un gruppo di ospiti del Cpr ha dato fuoco ad alcune masserizie e un’altra verificatasi nella notte tra venerdì 31 e sabato 1 settembre.
L’agente aggredito, in un messaggio postato su Facebook, dopo la “notte di guerriglia passata al Cpr di Torino”, si lascia andare ad uno sfogo durissimo “Per un po’ non voglio sentire parlare di comprensione, integrazione e accoglienza.– scrive – Trenta giorni di prognosi una bella frattura scomposta di due falangi con prospettazione di intervento chirurgico, due monconi malamente appesi che improvvisamente vanno in direzione opposta a quella che il tuo cervello vorrebbe fare… e mentre i signori della politica fanno il gioco delle poltrone, facendo a gara a chi di loro si rivela essere il più capriccioso, in questi Centri di Permanenza e Rimpatrio ad ogni turno si sfiora la tragedia e prima o poi – credetemi – qualcuno si farà male sul serio”.
E continua affermando che i Cpr “sono polveriere sempre pronte ad esplodere per effetto di un singolo che aizza il resto della feccia, così com’è capitato stanotte, ma nessuno dei nostri politici pare averne contezza. Invece di venire sempre a controllare quali sono le loro condizioni di vivibilità, provate a verificare in quali condizioni lavoriamo tutti noi che abbiamo giurato fedeltà alla Repubblica.”
“Secondo il mio modesto parere questi Centri hanno utilità pari a zero – aggiunge l’agente –perché si lavora in un contesto di pseudo detenzione dove l’Autorità pre-costituita viene continuamente messa in discussione, dove le nostre funzioni vengono derise, prese in giro e prese a sputi (e nel caso di specie non è una metafora), dove il controllo dell’ordine pubblico è diventato una chimera”.
Matteo Salvini ha espresso la sua solidarietà “al poliziotto e a tutte le Forze dell’Ordine”, dicendosi “orgoglioso di aver inasprito le pene per chi attacca le donne e gli uomini in divisa e per aver fermato l’immigrazione clandestina”.
Fonti: Ansa, Agi
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