Sala, sindaco di Milano, per chi non lo sapesse, ha parlato al Festival dell’Unità. Con la sicurezza del grande leader, la convinzione di poter essere il punto di riferimento del centrosinistra al Nord deluso dalla Lega e con il varo del nuovo governo “ce n’è ancora più bisogno perché a questo punto la Lega sarà pronta a sparare sul governo e quindi c’è ancora più bisogno e mi sento ancora più in dovere di dover svolgere questo ruolo”. Quello che non capisco, probabilmente non ho la chiarezza di visione di Sala, è una Milano risolta nelle sue criticità, esemplare nelle sue manifestazioni, da offrire, insomma come perla rara. “Immodestamente dobbiamo offrire il metodo Milano, perché ha successo. Il metodo di Milano va valorizzato su alcune cose. Passiamo dal modello Milano al metodo Milano. Cioè la capacità di guardare a lungo termine e di chiamare tutti a collaborare. E’ il momento di applicare il metodo Milano a tutto il Paese. Sull’immigrazione e su altro”. Avrebbe dovuto aggiungere: dimenticando la zavorra delle periferie, della manutenzione che è noiosa e, per la politica partecipata, basta enunciarla, ma poi decide la Giunta. Milano a lungo termine? Ognuno può sognare, anche dimenticando l’esistente. Riguardo l’immigrazione, ha detto Sala, va fatta innanzitutto un’operazione verità: “Ci sono queste navi prese come simbolo e nello stesso tempo ci sono quindici barconi che non vede nessuno. Secondo: O l’Italia riuscirà a coinvolgere l’Europa su questo tema o sarà una battaglia persa”. “Noi oggi – ha concluso – abbiamo delle immagini ma non abbiamo i numeri. Quanti stanno arrivando, quanti sono i rimpatriati. Non lo sappiamo. Quindi per prima cosa va fatta un’operazione verità”. Un’ammissione insomma che la situazione dell’accoglienza aperta, va gestita. E se Sala non conosce “i numeri”, chiedo: conosce quanti clandestini, abusivi, spacciatori, accoltellatori potenziali, perditempo ci sono a Milano?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano