Una delle disposizioni giuridiche nata per scopo nobile ma che nella pratica funziona nel modo opposto è sicuramente l’avviso di garanzia, introdotta a tutela degli indagati affinchè questi abbiano conoscenza del fatto di essere finiti sotto indagine e di dargli l’opportunità di preparare un’adeguata difesa. Ma la norma in questione, contenuta nel codice di procedura penale, di fatto realizza l’effetto opposto. Un diritto alla diffamazione permanente da parte di giornalisti, politici e quant’altri a scapito dell’indagato. Quante volte ci è capitato di assistere a campagne di aggressione mediatica contro il politico X per un avviso di garanzia. Al momento dell’eventuale assoluzione ovviamente quella persona massacrata da insulti e calunnie, spesso e volentieri non troverà sui giornali la notizia del suo scagionamento, o al massimo un trafiletto minuscolo quasi impercettibile. Il partito che in Italia ha in assoluto beneficiato di queste modalità, montando per anni operazioni di aggressione mediatica sulle quali ha costruito un immenso consenso, è sicuramente il Movimento 5 stelle. Ora, il figlio del fondatore del Movimento, Ciro Grillo, è indagato per stupro di gruppo, che sarebbe avvenuto nell’abitazione di Porto Cervo del padre Beppe al termine di una serata al Billionaire nei confronti di una diciannovenne milanese.
Parliamo di un crimine orrendo, non paragonabile a reati tributari o ad ogni genere di truffa economica, bensì di violenza carnale. Il fattaccio si sarebbe consumato il 16 Luglio scorso. La ragazza ha denunciato il fatto in data 26 Luglio presso la caserma di via Moscova a Milano, accompagnata dai genitori. Ma udite un po’. La notizia è divenuta di dominio pubblico solo il 6 settembre, proprio l’indomani dell’ufficializzazione del governo Conte II, la cui formazione è stata fortemente voluta da Grillo, incassando la riconferma di Guardasigilli del grillino Bonafede. Quante suggestioni avrebbero tirato in ballo i grillini se la vicenda riguardasse un altro partito. A differenza di altri casi come l’arresto dei genitori di Renzi (revocato la settimana seguente) ed altri casi analoghi, la notizia in oggetto sembra essere passata in secondo piano e (giustamente) del tutto al di fuori del dibattito politico. Chissà se gli emergenti giustizialisti pentastellati, alimentatori dell’antipolitica diffusa, traggano qualche insegnamento di rispetto da questa vicenda che riguarda il figlio del loro padre politico. Chissà se impareranno che è bene non confondere il tema giudiziario dal tema politico, specialmente se riguarda un familiare.
Andrea Curcio
Studente Università Bocconi Milano
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845