Presentata la mostra “Canova. I volti ideali” in programma dal 25 ottobre al 15 marzo 2020 alla GAM

Cultura e spettacolo

Dal 25 ottobre la Galleria d’Arte Moderna presenta la mostra “Canova. I volti ideali”, un percorso che ricostruisce la genesi e l’evoluzione delle celebri “teste ideali” di Canova, il particolare filone della sua opera dedicato alle diverse declinazioni della bellezza femminile, realizzato all’apice della sua carriera. Custode di una delle più importanti collezioni di arte neoclassica a livello nazionale, la Galleria d’Arte Moderna è la cornice perfetta per le opere di Canova, di cui conserva tre capolavori: il modello originale in gesso di “Ebe”, il busto in bronzo di “Napoleone” e l’erma in marmo della “Vestale”, fulcro della mostra. L’esposizione racconta la storia di questo genere attraverso 39 opere di cui 24 di Canova, tra queste 5 sculture mai esposte in Italia, come l’erma di “Corinna” e la “Musa” del 1817. Le opere in mostra provengono dai principali musei nazionali (Gallerie degli Uffizi di Firenze, Gipsoteca Canoviana di Possagno, Galleria d’Arte Moderna di Torino, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo Correr di Venezia) e internazionali (Hermitage di San Pietroburgo, J. Paul Getty Museum di Los Angeles, Kimbell Art Museum di Fort Worth, Museu Calouste Gulbenkian di Lisbona, Musée des Beaux Arts di Lione, Musée Fabre di Montpellier), oltre che da collezioni private. Veneto di nascita, dopo il trasferimento a Roma nel 1780 Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822) diventa il più importante scultore a cavallo tra XVIII e XIX secolo, interpretando la lezione di Winckelmann fondando la scultura moderna. Corteggiato dai sovrani di tutta Europa, da Napoleone ai Papi, dal re d’Inghilterra allo zar, Canova ha modificato e orientato il gusto di un’intera epoca, a cui ha fornito modelli di bellezza idealizzata, interpretati nelle sue sculture di soggetto mitologico.  Negli ultimi dodici anni di attività, quando è lo scultore più famoso e richiesto d’Europa, Canova si dedica a una serie di effigi femminili di personaggi ideali che ha immediata fortuna tra i contemporanei, sia tra la committenza che tra la critica dell’epoca. A queste, che lui stesso chiamò “teste ideali”, è dedicata la mostra. I volti scolpiti da Canova non rappresentano personaggi reali, ma costituiscono un filone fortunatissimo di volti idealizzati in cui lo scultore indaga le infinite variazioni della bellezza femminile, basate sull’equilibrio perfetto tra l’idealizzazione derivante dalla scultura classica e lo studio della natura. Sottoposti a sottili, raffinatissime variazioni nelle acconciature, nelle espressioni, nella resa virtuosistica del marmo, questi volti giungono a una semplificazione formale ed espressiva che trova il suo culmine nella “Vestale”.  Realizzata tra il 1818 e il 1819, la “Vestale” fu replicata in tre marmi che per la prima volta si trovano riuniti in occasione di questa mostra e vengono messi a confronto in un dialogo inedito al centro del percorso espositivo. Delle tre opere, la più nota fa parte delle collezioni della GAM, le altre due sono conservate alla Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona e al J. Paul Getty Museum di Los Angeles.

Nel percorso espositivo vengono presentate le diverse versioni realizzate da Canova dello stesso soggetto, ma sono anche proposti preziosi confronti con opere che vanno dall’antichità ai nostri giorni, che evidenziano il valore universale della sua arte. Tra questi si segnalano le sculture antiche della collezione Farnese (viste da Canova a Napoli), gli affreschi del Quattrocento toscano, gli scultori che seguirono il classicismo del maestro nell’Ottocento (come Gaetano Monti o Pompeo Marchesi) l’arte del Novecento e la scultura di Wildt. L’esposizione mette in risalto la posizione di assoluto rilievo che Canova riveste per l’arte occidentale, evidenziando la complessità e vastità dei suoi modelli e l’influenza che ha avuto sull’arte moderna, culminando con un’opera di Giulio Paolini. La mostra è suddivisa in 5 sezioni, che percorrono la storia di questo genere dalle sue prime formulazioni all’emergere di una sensibilità romantica, echeggiante esempi rinascimentali, fino ai preziosi marmi realizzati da Canova come dono in ringraziamento ai diplomatici inglesi che avevano appoggiato nel 1815 la sua missione di recupero delle opere d’arte italiane sottratte dalle truppe napoleoniche. Allestita nelle sale del piano terra della Villa Reale, che conservano gli splendidi ornati di fine Settecento eseguiti dalla scuola di Albertolli, la mostra instaura un dialogo con gli ambienti neoclassici e ne sfrutta le prospettive e le decorazioni, utilizzando in particolare gli specchi e i riflessi, recuperando le indicazioni canoviane sull’esposizione dei suoi marmi, ma fornendo anche un’interpretazione contemporanea di Canova, basata sullo sguardo. Nell’ambito del progetto #canovamilano per le due mostre “Canova|Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna” alle Gallerie d’Italia e “Canova. I volti ideali” alla Galleria d’Arte Moderna, è prevista una riduzione reciproca: il biglietto d’ingresso della prima mostra visitata dà diritto all’ingresso ridotto alla seconda esposizione.
SEZIONI Dal ritratto all’ideale
La mostra si apre con il primo esempio di testa ideale creato da Canova, la musa “Clio”, donata alla Contessa d’Albany e replicata tre volte, con modifiche nella resa della morbida epidermide e nell’acconciatura, attentamente studiata e variata da Canova in ogni esemplare. I tratti perfetti di questo volto nascono da un’elaborazione idealizzante di un ritratto di Elisa Baciocchi, sviluppato in un’opera autonoma, da cui l’artista emenda ogni riferimento particolare e ritrattistico. Al tema delle Muse appartiene anche il superbo busto conservato al Kimbell Art Museum di Fort Worth (Texas), donato da Canova a Charles Long e mai esposto in Italia. Elena e Isabella  Il primo esemplare in marmo del busto raffigurante Elena di Troia fu donato da Canova a Isabella Teotochi Albrizzi, che nel 1809 aveva pubblicato “Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova”. Il busto ebbe enorme risonanza presso i contemporanei e fu celebrato in versi da lord Byron, tanto da indurre Canova a replicarlo diverse volte, spesso in pendant con il busto di Paride: proprio la coppia di busti in marmo, proveniente dal museo Hermitage di San Pietroburgo, è al centro di questa sezione.
La Vestale
Ispirata a prototipi antichi – in particolare a busti di Vestali, come quello noto col nome di “Zingarella” proveniente dal Museo Archeologico di Napoli – l’erma di Vestale rappresenta l’apice della rarefazione formale imposta da Canova al volto ideale, nella semplificazione assoluta degli elementi decorativi. Al centro della sezione sono per la prima volta riunite le tre versioni della “Vestale”: accanto al marmo di Milano, quelli provenienti dalla Fondazione Gulbenkian di Lisbona e dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles, mai esposti in Italia. Memore anche del virtuosismo settecentesco di Corradini, presente con la splendida “Puritas” di Ca’ Rezzonico a Venezia, il tema della velata avrà enorme successo per tutto l’Ottocento in una lunga serie di variazioni esplorate dai successori e dagli emuli di Canova, come mostrano i marmi esposti, da Pompeo Marchesi a Gaetano Monti a Adolfo Wildt.

“Un tipo della beltà italiana”
Se l’opera di Canova è universalmente celebre per l’ispirazione all’antichità classica di epoca greca e romana, altrettanto interessante è il rapporto con l’arte del Rinascimento. In una serie di busti degli anni della maturità, lo scultore si ispira alla letteratura italiana e all’arte dei cosiddetti Primitivi (pittori del Tre e Quattrocento), per creare un tipo di bellezza moderna e italiana, che apre al Romanticismo. In un inedito confronto, i busti della Beatrice dantesca (ispirato alla bellissima Juliette Récamier), e di Eleonora d’Este (musa di Torquato Tasso), sono messi a confronto con la pittura a fresco di Ghirlandaio, ammirata da Canova durante i viaggi a Firenze.
L’idea e la poesia
In alcune delle ultime teste realizzate sullo scorcio del secondo decennio del secolo, Canova porta l’idealizzazione delle forme a confrontarsi con soggetti slegati dalla presenza di attributi, attinti direttamente all’antichità, a ribadire l’imprescindibile valore della classicità. Le erme di Saffo e Corinna sono rappresentazioni ideali della poesia greca. Il busto della Pace o ancora di più l’erma della Filosofia, costituiscono altrettante incarnazioni di concetti astratti e intangibili, resi attraverso una forma purificata e quasi concettuale, ma al contempo vere e naturali perché rappresentazioni della civiltà umana al più alto grado. Una purificazione che non mancherà di affascinare gli artisti per i secoli successivi, come mostra l’opera di Giulio Paolini. La mostra sarà accompagnata da un programma di concerti, attività didattiche e visite guidate, organizzato dal museo. Il catalogo, con saggi di approfondimento e schede scientifiche delle opere, è edito da Electa.

25 ottobre – 18 febbraio 2020
Orari
martedì – domenica 9.00 – 19.30 – lunedì chiuso
Ingresso
intero euro 10 – ridotto euro 5
Informazioni T. +39 02 884 459 43  – c.gam@comune.milano.it

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