Non alzano il capo, si ascoltano nei lunghi monologhi solitari, un prurito fastidioso alla schiena, le mani gonfie in attesa. Sono i poveri, quelli che molti benpensanti rifiutano, quelli che tendono la mano con rassegnazione, quelli che non sanno più ridere o piangere, quelli che nascondono in una foto un pezzo di vita, quelli che potrebbero insegnarti l’amore disinteressato, quelli che guardano l’orizzonte e vedono il film del loro fallimento. Milano li ha cancellati, spesso rifiutati, nell’illusione che la politica del welfare meneghino potesse dimenticarli, senza soluzioni radicali che non siano la carità delle istituzioni benefiche. Sono 13.195 le persone che si sono rivolte nel 2018 ai centri di ascolto dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse di Caritas Ambrosiana. Gli italiani che hanno dovuto chiedere aiuto sono giunti al 37,3% (erano il 30% nel 2000). Sul totale degli utenti, a prescindere dalla nazionalità, uno su dieci soffre di problemi piscologici o psichiatrici prodotti dal perdurare delle difficoltà economiche. Oltre la metà degli utenti si era già presentato negli anni precedenti, mentre nel 2008 i “cronici” rappresentavano un terzo. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto “La povertà nella Diocesi ambrosiana”, presentato nella sede di Caritas Ambrosiana. Appare evidente, prosegue il rapporto, la correlazione tra povertà e bassa scolarità. Tra gli utenti le persone che non hanno alcun titolo di studio o non hanno conseguito un titolo superiore alla licenza media supera abbondantemente la metà (58,3%); tra gli uomini lo stesso dato raggiunge il 64,9%, scende invece tra le donne al 52,9%.Il bisogno principale riguarda l’occupazione (52,1%), segue il reddito (50,4%, ma tra gli italiani arriva al 54,5%), infine i problemi legati alla casa (affitto, costi delle utenze, spese condominiali), espressi dal 16,9% delle persone (dal 24,5% se si considerano solo gli uomini). La richiesta più frequente riguarda, tuttavia, gli aiuti alimentari (36,1%).”E se un minore chiede “Papà perché siamo poveri” che cosa si risponde? E se un clochard viene bruscamente allontanato perché rovina il decoro della città, che cosa pensare? E se i ragazzini incendiano quel mucchio di stracci, come spiegare? E se la vergogna offre come via d’uscita la morte solitaria su una panchina…è il fallimento di una politica “chiusa” ai concetti di uguaglianza e di rispetto.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
Ho sempre cercato di aiutare gli anziani dignitosamente poveri ma avevo 16 anni e così via ora ne ho quasi 80 ……e soffro per non poterlo più fare.Loro sono ancora più poveri ed io ….posso solo bastare a me stessa. Grazie caro governo !