A volte vivono con un sogno negli occhi e aspettano che il tempo passi per quel minuto di speranza. Molti migranti toccano l’Italia, non importa come, non importa da dove, con quella piccola luce che è lavoro, autosufficienza, forse risparmio per gli affetti che sono rimasti in Africa. L’accoglienza indiscriminata dei buonisti da strapazzo, diventa un polo d’attrazione irresistibile, una dimensione facile da raggiungere. Nel nome di un’apparente compassione per chi ha o non ha diritto, potenzia illusioni e desideri, ma la tragica realtà di un Paese in crisi, di una disoccupazione estesa, cambia prospettive e desideri.
Una delle colpe più significative dell’accoglienza tout court è ignorare i sogni, la dignità di chi arriva, di offrire ben poco, mancando qualsiasi programma d’integrazione. Non si può scherzare con i sentimenti, con le aspettative di una vita migliore. A che servono le piazzate di folla stile Majorino-Sala? A che serve alzare la bandiera dei diritti umani? A che serve accogliere tutti, anche scafisti o delinquenti? A chi serve riempire le città di bivacchi e perditempo? A chi serve accettare fenomeni di caporalato o di guadagno sui migranti? I migranti, è vero, si aggregano, scelgono strade criminali, diventano violenti, ma che cosa offe l’ideologia “aperta” dei buonisti a parole?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano