Gentile dott. Stefano Bolognini,
Lei conoscerà certamente l’esempio di co-housing di Treviso, e delle problematiche sociali là risolte. A Milano qualche cosa di simile c’era, seppur molto semplificato e più tradizionale. Ed erano le portinerie nelle case Aler. Scrivo a Lei per parlarle, quindi, di un aspetto importante dell’incredibile degrado a cui sono sottoposti taluni quartieri popolari gestiti dall’Aler. Tra i tanti problemi dell’istituto non ultimo è quello delle portinerie chiuse; portinerie che la Regione Lombardia ha quasi completamente tolto dai quartieri popolari più degradati. Anticiperò la sua obiezione: la colpa non è dell’Aler, ma Vostra come amministrazione regionale. L’Aler, semmai risente dei Vostri errori. L’Aler funge da capro espiatorio. In realtà fa quello che può. Le colpe sono a monte, ossia della Regione e del Comune di Milano.
La scelta di chiudere le portinerie, totalmente scriteriata, è di qualche anno. Ha dell’incredibile, ma è confermata dalla Sua gestione assessorile. Lei sa benissimo che tale decisione crea in continuazione problemi mostruosi all’Aler, agli inquilini, alla zona e alla città. L’Aler è stato deprivato quasi improvvisamente di centinaia di custodi, tutte donne che svolgevano un lavoro utilissimo. Sono state “licenziate” dalla Regione in sordina e in modo perfido: semplicemente tramite il non rinnovo del contratto. Si è trattato di una perdita di centinaia di posti di lavoro riservati al 99% a donne.
Il Comune di Milano? E’ distratto. Centinaia di donne perdono il posto di lavoro, ma palazzo Marino non se ne accorge, non ha alzato un dito per difendere il loro posto di lavoro, nonostante sia fondamentale per la città, oltre che per Voi, per il quartiere. Nemmeno i sindacati hanno avuto nulla da dire. La Prefettura, con la dottoressa Lamorgese, non si è minimamente accorta che così sono stati eliminati tanti alleati dell’ordine pubblico. L’Aler non ha più occhi e orecchie nel cuore dei quartieri. E’ cieco e muto. Ne è conseguito un disastro che le cronache cittadine registrano praticamente ogni giorno.
Lascio immaginare a chi ci legge il disastro conseguente. Non c’è più il benché minimo controllo su chi esce ed entra dai portoni. Non c’è più controllo sui tanti casi difficili e inquietanti dislocati in ormai molti appartamenti. Senza parlare delle occupazioni abusive, ormai gestite direttamente da veri e propri racket. Della dilagante morosità, in certe situazioni ben oltre il 30-40%, forte del fatto che gli sfratti non si eseguono più. Dell’impegno lacunoso che caratterizza le imprese di pulizia. Lei sa benissimo che cosa accade.
La manutenzione si fa sempre più problematica e costosa perché non c’è più nessuno che segnala i problemi alla loro origine, quando sarebbe utile intervenire subito. Il solo settore “sicurezza” di Aler, che in pratica ha dovuto supplire alle problematiche di ordine pubblico, arriva a 10-15 richieste d’intervento in un giorno. Sono dati impressionanti già così, ma c’è di molto peggio. Voi della Regione Lombardia, in queste condizioni, avete tolto di mezzo l’unica garanzia, l’unica presenza potenzialmente affidabile: le custodi. La giustificazione ufficiale è che vi sono troppi inquilini morosi, quindi non ci sarebbero i soldi per pagarle. Che sciocchezza. In realtà così avete punito chi l’affitto, come il sottoscritto, lo paga regolarmente e incoraggiato i furbi a non pagarlo. Avete punito la città.
Lei, che è pure laureato allaBocconi, saprà meglio di me che cosa comporta vivere in un quartiere dove il degrado non cessa di crescere di giorno in giorno, di notte in notte. Ho visto con curiosità
il video di Lei che davanti a via Manzano 4, al Giambellino, spiega come risanerà il quartiere. A quanto pare, fra pochi mesi partiranno i lavori di ristrutturazione finanziati dall’Unione europea ma, mi permetta, se non saranno riattivate le portinerie tutto riscivolerà allo stesso punto di prima e forse più di prima nel giro di poco tempo.
Perché il problema vero di quartieri come il Giambellino, Selinunte, via Gola e altri, non è tanto l’invecchiamento delle strutture, quando c’è una seria manutenzione ordinaria,
ma l’ingovernabilità degli stessi. Nel Suo video, dal minuto 3,30, Lei afferma di voler provvedere soprattutto ad anziani ed invalidi. Come? Togliendo le portinerie Lei non fa che svantaggiare le persone più bisognose di aiuto. Inoltre, Lei afferma che
un 10% degli appartamenti ristrutturati in via Manzano andranno a famiglie delle forze dell’ordine. Sicuramente con questo metodo, “poco costoso” si verrà a capo di qualche caso disperato in termini di sicurezza, il che non è male, ma non è questo lo strumento per fermare il pesante degrado complessivo, che si combatte anche con tante piccole attenzioni quotidiane sullo stato degli immobili, tutte cose che non possono certo essere demandate ai poliziotti.
.
Roberto Schena
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845