Il carcere per gli evasori è immorale

Attualità

Chissà se, a conti fatti, il padre di Di Maio con la nuova legge avrebbe rischiato il carcere per i tre lavoratori che l’hanno accusato di averli pagati in nero. Non è una fantasia di vendetta. È una domanda reale che va in profondità nel problema di questa idea liberticida. Di Maio senior ha dato lavoro a tre operai, secondo le loro accuse, per un totale di cinque anni ed otto mesi. Non essendo regolari, non sono stati versati: contributi, tasse e assicurazioni obbligatorie. Quali di queste voci rientrano nel conto dei 100 mila scattati i quali finisci in galera? Ci va solo la quota a carico del datore di lavoro o, essendo sostituto d’imposta, anche quelle del dipendente che non furono esatte e quindi non vennero versate? La differenza tra i due modelli può decidere se si va in galera o meno.

Peraltro, se c’era abbastanza nero da pagare tre persone, è quanto meno ipotizzabile che vi siano state abbastanza entrate del medesimo colore per sostenerlo. Ovvero, Di Maio senior deve mostrare dove ha preso i soldi per pagarli. Se non ci riesce parte un’altra presunzione. E si apre un ulteriore problema: nel diritto tributario a regnare è la presunzione, non i fatti. Si presumono le giornate lavorate, i livelli contrattuali, la congruità tra spese dichiarare, effettuate e congrue col reddito. Il diritto penale rifugge la presunzione, salvo poche e precise eccezioni. Che sarebbe incostituzionale estendere a tutto il mondo tributario, per la banalissima ragione che si violerebbe il diritto di difesa, previsto dall’articolo 24 della Costituzione.

C’è poi un altro, piccolissimo, problema: per poter far ricorso contro una cartella esattoriale vige il sistema del solve et repete. Il ricorso ha come requisito che io versi un terzo della somma di denaro richiesta, per quanto alta possa essere. In difetto non è esperibile il ricorso. Per cui si può essere condannati, di fatto, per povertà. Se questo è squallido oggi (per fortuna l’opposizione non è immobile, l’Onorevole Carfagna sta conducendo una battaglia per abolire questo istituto giuridico moralmente osceno), domani potrebbe diventare un problema molto più grosso. Rischiamo persone assolte penalmente dal reato di evasione fiscale, gravate dal peso di una cartella che non hanno potuto impugnare. I soldi gli servivano per evitare la galera.

Ammesso che si superino i problemi delle presunzioni e del solve et repete, non sarebbe certo tutto in discesa. I controlli dell’Agenzia delle entrate avvengono sistematicamente tre anni dopo. Questo implica che esista una fascia di situazioni, dettate da interpretazioni discordanti del diritto, che potrebbero generare un esercito di indagati. Non è fantascienza, le norme tributarie sono notoriamente complesse e ricche di sfumature. Esempio personale: l’AdE (mai acronimo fu più azzeccato) mi ha scritto qualche mese fa, per dirmi che, secondo loro, non stavo detraendo correttamente delle perdite. Il mio commercialista, legge alla mano, sostiene che sia falso. L’AdE non ha mai proceduto ad alcun controllo. Le cifre sono abbastanza ridicole.

Ammettiamo, però, che si trattasse di passivi più rilevanti. Io rischierei il carcere. Io, non il commercialista. Perché la responsabilità penale è personale. Eppure so di aver ragione. Solo che prima di poterlo provare mi sarei fatto probabilmente del carcere preventivo, sarei stato interdetto dalla gestione della mia azienda, che probabilmente sarebbe fallita. Tutto col rischio dopo sei o sette anni di vedermi assolto. Questa non è giustizia. Questa è follia. È l’odio di un paese di dipendenti (spesso pubblici), pensionati e disoccupati in vario modo organizzati contro le 5 milioni di partite iva. Ed è giustissimo. Hanno ragione. È la giusta punizione per aver deciso di difendere e far crescere un paese che, dopotutto, voleva solo suicidarsi. Cretini noi a non averlo capito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.