Era un piccolo bambino e ora non c’è più. Ci sono il silenzio e quel dolore che si arrampica nell’anima e vive di perché, di ricordi e di rimpianti. Ognuno elabora quel macigno che soffoca la volontà, con gli strumenti della ragione, del pianto, dell’isolamento. Ma non si può morire così, in una scuola, per un destino segnato senza ritorno. Leonardo è diventato angelo dopo sei giorni di lotta per una vita che si dissolveva lentamente. “Dio, tienilo stretto a te”, è stata questa la preghiera pronunciata da don Giuseppe Buraglio. E spiega nell’omelia che il loro piccolo figlio “è già arrivato nel porto dove siamo diretti tutti”. E “gli angeli dei bambini nel cielo vedono sempre il volto del Padre, Leonardo vede il volto del Padre e ci sorride”. Quella “briciola di luce” ha illuminato le coscienze delle persone commosse affluite molto numerose presso la chiesa di San Giovanni Battista dove si è svolto il funerale. Milano si è fermata in quel piazzale con il rispetto di un silenzio doloroso. Fiori, corone intorno a quel feretro bianco di purezza. Sul sagrato è stata portata anche una composizione di margherite nerazzurre a formare una maglia da calcio con su scritto “Leo” e un pallone.”Cari mamma e papà, non piangete. Sono stato un bambino felice e continuerò a esserlo, grazie per tutto l’amore che mi avete dato in ospedale, voi e i vostri amici. Non voglio che succeda più una cosa del genere a scuola, promettetemelo. Sarò con voi ogni giorno, sarò la vostra forza. Il vostro piccolo Leo”, sono le parole lette dallo zio paterno. La Procura continuerà il suo lavoro per verificare la diligenza di chi era responsabile della sorveglianza, l’insufficienza di personale è nota, ma non è il momento di polemizzare
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano