Fratelli d’Italia denuncia Chef Rubio

Cronaca
Gabriele Rubini ha scritto «Razzisti umbri» su Twitter. Cinque consiglieri comunali di Perugia lo querelano
Una denuncia per diffamazione è stata presentata ieri dai consiglieri del Comune di Perugia appartenenti al gruppo Fratelli d’Italia contro Chef Rubio. L’atto, depositato alla Procura della Repubblica dall’avvocato Nicola Di Mario, porta le firme di Michele Nannarone, Paolo Befani, Fotinì Giustozzi, Federico Lupattelli e Ricardo Mencaglia, e riguarda apprezzamenti ritenuti «gravemente diffamatori» da parte di Chef Rubio che su Twitter, all’esito delle elezioni regionali nelle quali ha vinto la coalizione di centrodestra, scriveva testualmente «razzisti umbri». Allegato all’atto di denuncia c’è il tweet di Gabriele Rubini, questo il vero nome di Rubio, che in un passaggio aveva specificato: «Razzisti umbri sta per quei razzisti tra gli umbri, sennò avrei detto umbri razzisti. Peracottari se il soggetto è Conte è ovvio che mi riferisco ai suoi avversari politici e non agli abitanti umbri…».

I consiglieri comunali di Fratelli d’Italia riconoscono a quelle parole un «inequivoco valore offensivo». Si legge nella denuncia: «Per la letteralità dei contenuti linguistici utilizzati la comunicazione esprime un inequivoco valore offensivo nei confronti degli esponenti, i quali oltre ad essere residenti in Umbria, rivestono la qualifica di consiglieri comunali eletti nelle liste di Fratelli d’Italia, oggetto politico che, come è noto, si colloca, nel contesto nazionale e territoriale, in opposizione critica rispetto ai partiti che sostengono il Governo in carica». Stando alla denuncia «non vi è alcun dubbio che le parole utilizzate dal querelato, lungi dal potersi considerare legittimo esercizio del diritto di critica, costituiscono oggetto di attacco gratuito nei confronti dell’onore, della dignità e della reputazione degli esponenti che, in ragione della loro appartenenza politica risultano, dunque, apostrofati, anche nella tardiva rettifica, dal signor Gabriele Rubini come ‘razzisti umbri’. L’autore della pubblicazione – viene detto in querela – evoca prassi politiche caratterizzate da discriminazioni e persecuzioni di gruppi sociali e di popoli fondate su presunte superiorità biologiche (questa è l’accezione del termine razzista) che gli istanti hanno sempre avversato sia come cittadini che, a maggior ragione, nella loro veste di rappresentanti politici eletti dalla comunità locale».

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