Anche la sola idea fa un po’ impressione: la Capitale, ormai al collasso da un punto di vista di trasporto pubblico, si arrende. E chiede aiuto. Non direttamente, sarebbe umiliante. Tramite il Ministero degli Interni corre la richiesta di assistenza: qualcuno faccia qualcosa. I nostri non ce la fanno. E, come se Milano avesse poteri taumaturgici, tutti qui in pellegrinaggio. La cosa, ovviamente, lusinga. Anche se contiene alcuni caveat. Però, prima di andare nei dettagli, godiamoci il tentativo di minimizzazione del ministero, come riportato da Repubblica:
Un approfondimento, che potrà portare a individuare nuovi strumenti utili a risolvere i problemi. Oggi servono per Roma, domani — sottolineano al ministero — potrebbero servire per Milano o per Torino. Fatto sta che per decreto verrà istituito questo gruppo di lavoro al quale parteciperanno anche dirigenti del ministero addetti ai sistemi di trasporto a impianti fissi e trasporto pubblico locale, dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, tecnici di varie agenzie nazionali che si occupano di sicurezza. Lavoreranno gomito a gomito con chi sovrintende alle metropolitane di Milano e Torino che spiegherà come si mantiene il servizio efficiente garantendo ai viaggiatori di arrivare a destinazione sani e salvi, magari anche in orario.
Non so voi, cari amici, ma le possibilità che a Milano serva un tavolo per farsi spiegare da Roma come amministrare qualcosa mi pare improbabile. Anche se non è esclusa una collaborazione. Per esempio a me piacerebbe moltissimo sapere come mandare in malore la Città Eterna senza finire in galera. Il Rito Ambrosiano prevede il carcere con la città funzionante. Evidentemente stiamo sbagliando qualcosa, mentre loro hanno capito tutto. Forse dovremmo davvero chiedere come ci riescono. In ogni caso, dicevamo che agli amici Romani dovremmo dare due caveat.
Da dieci anni il trasporto pubblico locale Meneghino è diventato il principale balzello con cui finanziare il Comune. Ovvero si è abbandonata l’idea, molto romantica e molto nordica, che le cose dovessero funzionare bene e senza mark up. Si è ripiegati su un più prosaico profitto, ma sempre per la comunità, eh. ATM è in attivo, ma il costo del biglietto sale. Credo un unicum nella storia del mondo. Ma noi siamo gli omini dei record, quindi va bene così. Così un record cui non possiamo rinunciare è l’idea che siccome il costo della vita a Milano è già una fucilata, possiamo comunque permetterci di offrire il biglietto a Sesto. Sì, l’aumento dei biglietti non è stato uniforme. Ce lo siamo presi tutti noi.
Ah, un’altra piccola cosa. La Metropolitana sta rischiando di far crollare pezzi delle case. Quante non è dato sapere. Quale sia l’estensione del rischio nemmeno. Sappiamo che esiste e ci affidiamo a Sant’Ambrogio perché il problema non diventi irrecuperabile. Anche perché crediamo vivamente che di un cornicione ogni tanto si possa fare virtuosamente a meno. Sperando che sotto non ci sia nessuno. Ultima nota: i nostri autobus non vanno a fuoco. Però li usano come tirassegni. Dicono che sia un ottimo antistress. Sì, beh, non per disprezzare casa nostra, ma la metropolitana ogni tanto frena. Bruscamente. A caso. Senza una vera ragione. È dadaismo. La gente non ha più il gusto dell’arte, purtroppo.
Però a parte questo siamo pronti ad incontrare la capitale. Solo che, lontani dalle urne e dai microfoni, io sono fortemente convinto che non siano pochi a rimpiangere la Moratti ed Albertini. Che a quel tavolo avrebbero portato un servizio davvero Europeo. E non una cassetta per le offerte malamente dissimulata.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,