Savona – Il maltempo che da settimane sta flagellando il nostro Paese non sembra voler concedere un momento di tregua. Molti i disastri che si sono verificati su tutto il territorio nazionale: il picco d’acqua alta a Venezia, l’alluvione a Reggio Calabria, la presentazione del nuovo partito di Calenda a Roma. Ma è di ieri la notizia del cedimento di un viadotto in Liguria, sulla Torino-Savona, un disastro che ha quasi rovinato la domenica sera di Rocco Casalino.
Il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, raggiunto dalla notizia mentre era a un seminario dal titolo “Prevenire il dissesto idrogeologico italiano affidandosi al cuore immacolato della beata vergine Maria”, ha improvvisato una conferenza stampa nella quale ha voluto rassicurare tutti: “Signori, guardiamo gli aspetti positivi di questa vicenda: 1) al Ministero delle Infrastrutture non c’è più Danilo Toninelli; 2) non ci sono state vittime; 3) se Dio vuole i ponti della Liguria stanno finendo; 4) Toninelli non è più ministro delle infrastrutture”.
“Il crollo del viadotto è un disastro – ha proseguito Borrelli – ma a questo, stavolta, non si aggiungeranno altre disgrazie come le sparate di Toninelli”. Dunque niente dichiarazioni populiste su revoche di concessioni (in compenso ci ha pensato Di Maio NdR), niente balle a effetto sui tempi di ricostruzione come “Genova tornerà più forte di prima in pochi mesi, al massimo anni”, niente minchiate naïf tipo “ricostruiremo un ponte dove le persone potranno vivere, mangiare e giocare”, niente risatine da Bruno Vespa con il modellino del ponte in mano.
Prima di lasciare la conferenza stampa, Borrelli ha risposto a qualche domanda dei giornalisti: “Tempi di ricostruzione? Vediamo. Quel viadotto non ha lo stesso valore, anche simbolico, che aveva quello di Genova. Abbiamo provato di nuovo a chiedere aiuto a Renzo Piano ma stavolta ci ha risposto ‘ragazzi, io al massimo posso darvi un vecchio progetto di un tavolino. Con l’aggiunta di due gambe al centro dovrebbe reggere, però vedete voi’. Quindi niente, stavolta seguiremo i tempi classici delle ricostruzioni italiane, vale a dire che nessuno di noi presenti in questa sala vivrà tanto a lungo da rivedere il viadotto della Torino-Savona“.
Eddie Settembrini blog Lercio
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