Sono belli, festanti, sprizzano colori, coinvolgono famiglie intere. Sono le sardine che guizzano di piazza in piazza per la felicità di tanti commentatori televisivi. Scelgono le piazze simbolo da emulare, hanno la vivacità della scampagnata fuori porta, portano la loro presenza, senza una finalità o un programma politico se non quello di insultare quel brutto e cattivo Salvini. Non c’è che dire, una nobiltà in questo fine 2019, dopo i girotondini di buona memoria. Non hanno idee propositive, dichiarano di essere PD o grillini, ma la bandiera di un partito, no, non deve comparire.
Voglio vedere le sardine nelle piazze di periferia, con il fardello del loro niente, mentre cantano quel “Bella ciao” contro l’invasore. Ma evidentemente dalla periferia, dalle piazze di gente operosa senza sovrastrutture ideologiche, qualche pernacchia potrebbe scappare, potrebbero intralciare i suk abusivi, scivolare tra i rifiuti a cielo aperto. Qualcuno dovrebbe far loro notare che un PD schizzinoso, da quelle parti non si fa vedere, non riesce a connettersi con la gente, e allora facciano un’opera di indottrinamento e vediamo un po’ se riescono a coinvolgere chi bada al concreto. Le Sardine nelle piazze di periferia? Sono giovani e festanti, quindi…In verità (e qualcuno dovrebbe chiarirlo alle sardine venute da fuori) anche in periferia ci sono i Centri sociali accoglienti che vivono indisturbati e che sanno essere complici e aperti. Qui manca il Cardinale che ripristini la luce a chi illegalmente occupa una casa. Ma chissà per questi giovani e festanti c’è sempre una speranza.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano