Il Comune di Milano inquina Capodanno con la politica

Milano

Sarà un capodanno politico che la Madonnina dovrà sorbirsi da lassù. Ventimila persone attese per godersi lo Stato Sociale predicare il socialismo nella città più prospera e capitalista d’Italia. Sepolta da Sala e compagni sotto una coltre abbastanza spessa di sensi di colpa, quest’anno a sfondo ecologista. Borracce di alluminio per tutti. Chiedo scusa, immagino sarà anche un capodanno gender correct. Borracc* per tutt*. Niente plastica, siamo Milanesi. E nonostante la nostra raccolta rifiuti sia la migliore tra le metropoli Italiane, nonostante ricicliamo moltissimo e ci abbiano già portato via la maggior parte delle macchine (dei poveri), sotto il palco l’ospite principale sarà il senso di colpa.

Inquiniamo. Siamo la peste di questo pianeta. Penitentiagite. Flagelliamoci fratelli. Infliggiamo dolore infinito alle nostre coscienze. Al ritmo di Miss Keta. E del COSA_COME (no, non ho idea di chi siano e no, non andrò a cercarlo). È capodanno, ma noi siamo già in quaresima. Una quaresima senza, ovviamente, Pasqua, dacché non è prevista redenzione. Non lo è perché la montagna di plastica negli oceani la riversa la Cina e dalla Cina verrà, probabilmente, l’alluminio delle borracce. Ottenuto fregandosene dell’ambiente e fucinato ridendo a crepapelle della nostra stupidità. Mentre noi ci sentiamo intelligenti e rispettosi di madre terra, i furbi erediteranno la terra. Noi chiudiamo l’ILVA ed importiamo acciaio fatto bruciando carbone. Siamo dei geni.

L’elemento peggiore però è un altro. Se è lecito colorare le piazze con sfumature politiche, per quanto rosso e verde siamo molto natalizi, apriamo un precedente fastidioso. E Sala e compagni dovrebbero capirlo: non governeranno per sempre. È fisiologico, prima o poi perderanno. Ed a quel punto, quando a cantare ci sarà Povia contro il Bildemberg, non vengano a lamentarsi. La porta l’hanno aperta loro. Spalancata direi. Piazza Duomo non è cosa loro. E non dovrebbero trattarla come tale. Altrimenti qualcun altro potrebbe avere la stessa idea, con conseguenze assai più spiacevoli.

Purtroppo, Sala ha sempre più il complesso di Napoleone. Apres moi le deluge. Dopo di me il diluvio. In questo caso, peraltro, niente affatto metaforico. È il clima che lo vuole. Un Dio nuovo e decisamente più mostruoso e meno amorevole del bambinello nella mangiatoia.

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