I pronto soccorso della città negli ultimi giorni hanno subito un incredibile assalto, con un aumento esponenziale di accessi ai reparti di emergenza urgenza generali e pediatrici. La colpa è dell’influenza, che tra venerdì e sabato ha fatto registrare 5mila accessi nei nosocomi milanesi rispetto alle 4300 presenze medie di un sabato qualsiasi.
Basilio Tiso, direttore sanitario del Policlinico spiega che ad essere colpiti maggiormente sono i bambini sotto i 5 anni tra i quali si registra un’incidenza pari a 9 casi su mille. «A dare inizio al contagio sono i bambini . Le feste in famiglia, le vacanze e l’abitudine a frequentare luoghi affollati, ad esempio il cinema, favoriscono la diffusione dell’epidemia, con le sue complicanze. I pazienti più anziani, più deboli, con patologie pregresse preferiscono rivolgersi alle strutture ospedaliere, invece che al sostituto del proprio medico di base, assente o in ferie, con cui non si è costruito il rapporto di fiducia. C’è anche chi rimanda la visita o le cure durante le feste finché la patologia non si complica».
Secondo l’Iss da ottobre al 18 dicembre sono stati segnalati 6 casi gravi di sindrome influenzale in Italia, di cui 2 hanno portato al decesso,tra soggetti a rischio perché affetti da diabete, tumori, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche, obesità.
Come ogni anno, Regione Lombardia ha predisposto un piano straordinario per l’emergenza:«Un atto di attenzione specifico e particolare – ha sottolineato il governatore Attilio Fontana – soprattutto nei confronti dei cittadini più fragili, per i quali una semplice influenza potrebbe determinare conseguenze più serie». Il piano comporta 4 milioni di euro di cui 1,4 solo per la città metropolitana di Milano per aumentare, fino al 30 marzo, il numero dei posti letto. L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera specifica che «Lo stanziamento straordinario è destinato alle strutture di Pronto soccorso spiega le garantisce la possibilità di accogliere un maggior numero di pazienti in stato di ricovero nei vari reparti o di osservazione temporanea. Una risposta concreta al rischio di sovraffollamento delle corsie. È importante ricordare che è ancora possibile vaccinarsi: lo scorso anno il picco si è registrato all’ultima settimana di gennaio, con punte di 16 malati ogni mille abitanti».
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