Con una puntualità purtroppo tragica, anche oggi leggiamo e commentiamo l’ennesima tragedia stradale, che si è portata via le vite di ragazzi giovanissimi, e con loro quella delle loro famiglie. Sempre uguali le modalità, sempre identiche le cause (che hanno un nome e un cognome preciso: velocità, droga, alcol), sempre uguale anche il risultato. La scia di sangue cominciata a dicembre, che non accenna ad arrestarsi, ci impone di agire: è finito il tempo delle riflessioni. Non basta semplicemente riporre le nostre speranze nell’anno nuovo e incrociare le dita, in attesa di un futuro migliore: per ciascuno di noi, a cominciare dalla politica, occorre rimboccarsi le maniche ogni giorno per essere protagonisti dei cambiamenti che vogliamo. Che cosa fare? Mi sembra che, per quanti abbiano il coraggio e l’onestà intellettuale di vedere, la soluzione sia davanti agli occhi: ce la indicano in maniera praticamente unanime tutti gli esperti di settore. Ad esempio, Piergiorgio Assumma, presidente dell’Osservatorio nazionale vittime omicidi stradali (Onvos) fa notare: “la guida in stato di ebbrezza, la guida sotto effetto di droga o l’uso del cellulare alla guida, insieme all’alta velocità, sono e restano i comportamenti più pericolosi in assoluto. L’educazione stradale nelle scuole può rappresentare un tassello fondamentale per la lotta contro questa strage silenziosa che avviene quotidianamente sulle strade”.
Ancor più netto, se possibile, il giudizio di Giovanni Busacca, capo della Polizia stradale, che in un’intervista al Corriere della Sera, ha invocato un vero e proprio Piano Marshall educativo, nelle scuole e nelle università, “per coinvolgere ed educare capillarmente i ragazzi”; bisogna “far capire ai più giovani quanto è importante stare attenti e sobri alla guida. Che anche a 50 chilometri all’ora con una macchina piccola si ha il potere di uccidere un uomo sul colpo”. Per far questo “tutte le istituzioni devono impegnarsi”. Servono pene più severe per chi viola il codice della strada mettendo a repentaglio la propria vita e quella degli altri; servono maggiori controlli da parte delle Forze dell’Ordine, già tanto presenti sulle nostre strade; servono più campagne di sensibilizzazione nelle scuole e in tutte quelle realtà frequentate dai ragazzi. Noi ci siamo, ci siamo sempre stati e continueremo ad esserci: anche insieme a Marco Bestetti e tutti i giovani di Forza Italia lavoreremo in Parlamento e nel Paese per portare avanti questa battaglia. Contro la piaga dell’uso di droga o alcol e la ”cultura dello sballo” dobbiamo impegnarci tutti, prima come genitori, poi come istituzioni. Nessuno è escluso.
Mariastella Gelmini (F.I)
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