Parliamo tanto di caporalato, di ingiustizia sociale, di assunzioni fantasma e pare che siano attribuibili soprattutto ai migranti solitamente clandestini e che il malcostume si verifichi al sud, ma chi avrebbe supposto che a Milano i facchini di Zara potessero essere trattati da dipendenti di serie B? A Sala interessa? E alla Boschi che si vanta di vestire Zara? Il modello Milano , portato ad esempio per correttezza ed avanguardia, che dice di questa macroscopica “ombra”? Zara abita di diritto in centro, è conosciuta, brilla con le sue vetrine: sarebbe bello sapere quanto paga d’affitto. I dipendenti che protestano vivacemente hanno dichiarato a Milanotoday “Ogni giorno subiamo condizioni lavorative pessime – spiegano i facchini della casa di moda – Come se non bastasse ora vogliono farci passare sotto il controllo dell’agenzia interinale Manpower, il che significa precarizzarci ulteriormente. Solo nel 2018 Zara ha fatturato oltre 18 miliardi di dollari, mentre per noi c’è solo il precariato. Alcuni di questi lavoratori sono qui da oltre 10 anni, alcuni anche di più. Zara dovrebbe assumerci, non farci diventare ancora più precari… paghe al minimo e persino caporalato….” A Milano sbarcano le multinazionali, le griffes e chi spera in un lavoro, ma come?
Olga Molinari