Nessuno vuole questa famiglia sfrattata oggi troppo povera per una casa popolare

Milano

Che dire? L’unica riflessione spontanea è l’ingiustizia profonda che a Milano miete vittime, nonostante la buona volontà. Hanno sempre pagato i 700 euro di affitto per 40 metri quadri in periferia. Ma la doppia disoccupazione in famiglia è stata determinante: il 25 marzo, tra cinque settimane, AbdennaajiElTaoumi, sua moglie Valeria Pianta e i figli Sofia e Adam saranno senza casa. E’ questa l’anticamera per diventare clochard? E se qualcuno pensa che una casa popolare sarebbe una soluzione, chiariscono al Corriere «Quando l’abbiamo chiesta tre anni fa avevamo 7 mila euro di reddito annuo, troppo alto per i requisiti di quel bando racconta la signora Valeria e adesso che abbiamo un Isee pari a zero ci siamo sentiti dire che saremo esclusi perché il numero massimo di case per gli indigenti è già stato raggiunto. Troppo poveri per le case popolari» Spiega il Corriere «la quota di alloggi riservata agli indigenti è già esaurita. Prima erano «troppo ricchi» per avere una casa popolare: perché il reddito familiare superava addirittura i settemila euro annui. E allora hanno dovuto fare acrobazie contabili per pagare, ogni benedetto mese, l’affitto del loro piccolo appartamento. Ora, con un Isee calcolato a zero euro, sono di fatto troppo poveri per entrare nelle graduatorie, perché le quote riservate agli indigenti sono già esaurite.»

Questo il senso e le leggi per l’assegnazione di una casa si sovrappongono senza chiarezza, i “poveri” non sanno dove andare, quasi fosse una colpa. La previsione per questa famiglia è lo sfratto esecutivo il 25 marzo. Una vergogna senza appello, nella continua “crescita” di Milano, che esistano sacche di miseria. Ma che fanno le assistenti sociali? Perché nessuno parla di progetti per la costruzione di edilizia popolare? Perché Sala ha lo sguardo sempre rivolto al cielo in attesa del grattacielo del futuro? L’augurio è che si trovi una soluzione: Milano è affaticata e stanca per i troppi clochard.

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