“L’arte venatoria – spiega Mazzali al sito Bighunter.it – insegnata a scuola porterebbe ad un’interdisciplinarietà delle materie, ad un collegamento tra scienze, botanica, agricoltura, chimica, geografia, cucina e perché no anche storia. Abbiamo molto da raccontare”.
Tutto vero. Per carità. Ma la Scuola è, o dovrebbe essere altro. Visti gli sconfortanti risultati dei Test Invalsi, forse abbiamo un paio di problemi abbastanza pressanti da risolvere. Il primo è il rapporto con la matematica. Il secondo quello con la scienza. Il terzo l’Italiano. Questo pressoché ad ogni livello del percorso di studi. E non possiamo nasconderci che oggi gli studenti fanno un sacco di cose (spesso male), invece di concentrarsi sulle basi.
Prendiamo, quindi, l’intervento della Consigliera Mazzali come uno sprone: è venuto il momento della potatura. Che è sicuramente meno divertente di una battuta di caccia, ma ha una indiscutibile utilità: far prosperare la pianta. Tra corsi, materie interdisciplinari, attività didattica curriculari ed extra, le ore destinate alle materie utili, quelle che poi consentono di affrontare preparati il mondo, stanno crollando.
Iniziate come sostegno alla didattica, quella vera, la passione per queste attività ha preso presto vita propria. Ora nelle scuole primarie, tra laboratori per l’ecologia, la biodiversità, l’inclusione e la tolleranza stanno prendendo il sopravvento.
È probabilmente su questa scia e contro questa deriva che la consigliera si scaglia. Per carità, nulla di disdicevole, come principio. Ma siccome non si parla di materia ed anti materia, il rischio è che si vada a sommare. Acuendo il problema. Certo la caccia è interdisciplinare, sana e Italianissima pratica. Ma un chissenefrega non ce lo vogliamo davvero mettere?
Nella vita reale, quella che aspetta i ragazzi fuori dai portoni scolastici, prendere una lepre a fucilate a che dovrebbe servire? E vale anche per tutto il resto eh, sia chiaro. Mentre il Latino apre le porte a schemi di ragionamento che possono davvero servire nella programmazione e nell’analisi di testi complessi, la caccia al fringuello maculato no.
In buona sostanza, dovremmo essere onesti con noi stessi: la caccia è una passione. Un passatempo. Quindi, del tutto legittimamente esperibile, ma fuori dai muri scolastici. Che poi, ad essere cinici, è pure un controsenso: se vuoi far amare qualcosa, il modo peggiore è imporne lo studio. Ogni coscienzioso animalista dovrebbe sostenere il Lodo Mazzali. Fate studiare il tiro alla Beccaccia come i Promessi Sposi e nessuno sparerà mai più un colpo.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,