Il Comune studia come bloccare gli affitti brevi. In arrivo garbugli inutili che penalizzano la casa

Fabrizio c'è Milano
L’ultima moda della sinistra in Europa è fare la lotta agli affitti brevi. Poteva farsi sfuggire questa moda Milano? Certamente no ed ecco gli Assessori Maran e Guaineri lanciare la proposta di mettere un tetto ai giorni in cui si può affittare la casa con le formule di Airbnb e altri portali.
La specialità della sinistra è rompere business che funzionano e distribuiscono ricchezza per smania di risolvere problemi con l’intervento pubblico.
Sindacati e PD pensano che non ci siano abbastanza case in affitto per lavoratori e studenti perché l’affitto breve sottrae alloggi. La verità è però che molti proprietari preferiscono tenere gli alloggi sfitti perché con le attuali leggi hanno paura ad affittare gli appartamenti per le difficoltà a recuperarli e a farsi pagare.
Dunque non bisogna stangare gli affitti brevi, ma rendere più convenienti gli affitti a lungo termine con una nuova disciplina nazionale e poi il Comune di una città con 9 Università avrebbe dovuto favorire la costruzione di residenze universitarie.
Il Comune e lo Stato non si devono impicciare in quello che un proprietario fa di casa propria. Sarebbe non solo illiberale ma anche anticostituzionale.
Poi va ricordato che il boom dell’home sharing ha consentito la riqualificazione di tanti immobili in zone non pregiate. Quindi il comune non distrugga  quelle piccole rendite che aiutano tante famiglie. I proprietari a  Milano pagano già l’Imu più alta d’Italia, con aliquote ai massimi e una doppia rivalutazione catastale.
Il rischio è di frenare il boom turistico e di far perdere valore ad immobili in zone periferiche senza peraltro riuscire ad aumentare l’offerta per gli affitti con contratti a norma.

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