Milano 3 Dicembre – C’è un comune denominatore che attraversa le trasmissioni televisive che intendono occuparsi della realtà. Una realtà altrimenti invisibile, di preoccupazioni e dolore, di vergogna e dignità ferita.
C’è il silenzio di un pianto che il pudore non riesce a nascondere, che ha annientato la rabbia, che accarezza le rughe, che grida un disagio senza voce.
Un pianto sommesso, lieve e disperato, gli occhi abbassati, la mano furtiva ad asciugare le lacrime, la voce interrottta a raccontare storie di povertà, storie di malattie, storie uguali e diverse, storie di un’ Italia senza speranza.
E il vociare sgangherato del politico di turno a rivendicare promesse, a sostenere che nella legge di Stabilità si è previsto.. che le tasse diminuiranno di 30 miliardi, che gli 80 euro sono confermati per i lavoratori, che non è vero che le tasse sulla casa sono aumentate…ma no, è vero il contrario, sono triplicate…ecc. ecc.
Ma che gli frega all’uomo qualunque che ha perso il lavoro, che ha tre figli da mantenere, che neanche al discount riesce a far la spesa per sfamare la famiglia? Che gli frega se la minoranza PD contesta Renzi? Che gli frega se Napolitano si dimette e quando? Il suo problema è al centro del suo mondo ed è giusto che sia così. La sua verità è un pugno al balletto di tante parole vuote.
L’anziana settantenne, con seicento euro al mese di pensione, lavora ancora, va a fare le pulizie per aiutare la figlia invalida. Gli occhi stanchi ricordano la limpidezza dell’anima, lo sguardo è franco, diretto di chi sa combattere. Le mani racchiuse in un pugno di rassegnazione. E le lacrime sono lente e involontarie: un’accusa impotente e straziante.
Per una volta, con rispetto e in silenzio, condividiamo il pianto. Per imparare a capire la loro verità.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano