I miei pezzi di vita nelle foto dei ricordi, in una Milano degli anni 60

Le storie di Nene

Milano 18 Ottobre – Anna racconta: “Calpestare le foglie, in questo autunno dorato, è inciampare nel tempo. E c’è un piacere morboso, quasi fisico, un’estasi della fantasia, una malinconia dolce e serena. Perché l’autunno, inevitabilmente porta con sé colori terrosi, luci lunghe ed evanescenti, ricordi perlati di tenerezza.

E camminare nel parco è un viaggio di silenzio e di riflessione, un invito a raccogliere ibar magenta miei pezzi di vita, così alla rinfusa, immagini di gioia e di tristezza, fotografie di un’anima che ha saputo vivere con intensità il presente. Perché  là nel mare verde dei prati, con un libro in mano, fingevo l’impegno nello studio, ma era il sogno dell’indipendenza.

Al bar Magenta ci si incontrava, ci si raccontava, si mangiava il pane delle illusioni; i tavoli di legno sempre un po’ sporchi, una Gauloise perennemente accesa a ricordare l’esistenzialismo tanto di moda, il maglione rigorosamente nero, i capelli asimmetrici gonfi di cotonatura, pochissimi soldi in tasca, un caffè.

E c’era una cantina, in via De Togni dove Susa e Giangi dipingevano i vetri, Marta cantava con voce roca il primo De Andrè, una chitarra scordata sempre pronta per chi volesse suonare una ballata, un freddo che mordeva le ossa, un vecchio tappeto consumato dal tempo dove accoccolarsi per discutere di politica, di teatro, di pittura, d’amore, di qualsiasi suona-la-chitarracosa. Per il piacere di stare insieme, per ridere e piangere insieme, per mangiare una fetta di salame e una rosetta fresca insieme.

E si parlava di emancipazione, di diritti, mentre l’eco delle prime manifestazioni studentesche in America esaltava gli animi per chiedere giustizia, libertà. E sembrava che, davvero, si potesse cambiare il mondo.

In via Olona davanti a un camino acceso, scoprivo l’amore con l’emozione e il pudore di un’adolescente,  il mistero negli occhi, le mani che si cercavano, la magia dell’incontro.

Pezzi di vita, di colore, di nostalgia”