Le parole chiave, che riguardano le imprese nel decreto economico di oggi, si riassumono in una sola: liquidità.
È vitale, per il governo, non interrompere le catene dei pagamenti. E consentire di vivere a tutti durante la crisi. Per questo, secondo fonti di Repubblica, le principali misure, esplicitate in un Decreto Legge, saranno:
1. Sospensione di alcuni pagamenti (tutti pareva brutto e non consentiva i virtuosismi di stesura che ci piacciono tanto), tra cui: Iva (già dal 16 Marzo?), Irpef e Inps. Sotto i 700 mila euro, forse meno.
2. Stop alla riscossione (per fortuna, in questo periodo era impossibile parlare con qualcuno)
3. Stop al pagamento delle rate di mutuo.
4. Attivazione di Confidi per l’emissione di credito. In campo anche le casse di Artigiani ed altri soggetti simili.
Tutto carino, per carità. Ci sono però alcuni problemi che, purtroppo, richiedono di avere avuto un’impresa nella vita per capirli. Primo: la filiera, come sanno troppo bene i piccoli, dipende dalla testa. Se questa non paga, il sangue finisce. E non servono a nulla i rinvii delle tasse: continui ad avere problemi non facilmente risolvibili.
Secondo: qui sta saltando TUTTO. Gli ordini, le forniture, la merce, i mercati. Abbiamo deciso che serviva un sacrificio, e va bene. Ma non ottieni nulla con una misura una tantum. Non è una crisi temporanea, non sono i subprime. Qua sta andando in pezzi il mercato intero. Ci vuole uno shock. Certo, non è il momento per darlo, va bene. Non discutiamo. Ma sia chiaro che questa elemosina, perché tale è, è un pannicello caldo perché il paziente non è operabile. Non è una cura. Non risolverà tutto e non guarirà nessuno.
C’è una sottile vena di ironia nel terzo punto. Gli operai la Cig non la devono restituire, gli Statali non hanno lo stipendio decurtato. Perché, sottolineo perché, ogni volta che viene dato qualcosa alle partite Iva è sempre, sottolineo sempre, a titolo di prestito (con o senza interessi) o di rinvio? Mai che sia annullata una rata, una tassa, un F24. No, mai. La gentile concessione dell’Imperatore è di pagare, per chi ci sarà ancora, a Dicembre. E ci mette pure come passività? Rientriamo comunque nelle spese? È una strana idea di costo. Noi, come sempre, non costiamo nulla.
Quarto punto: sì, non ci sottrarremo. Perché agli operai puoi integrare il salario ed allo statale lo puoi anche dare tutto. Ma se noi smettiamo di pagare, il sistema va in squilibrio. Quindi ci danno una rata dilazionata per farci sentire coinvolti, ma non si pensi, nemmeno per un istante, che i soldi che produciamo possiamo tenerceli nei momenti di crisi. Sarebbe un ben triste precedente. Quindi, sia chiaro, le imprese che sopravviveranno dallo Stato, ancora una volta non avranno ricevuto nulla.
Prova ne sia il blocco della riscossione. Che gentile che è il Padrone a non procedere con gli atti esecutivi (a tribunali chiusi, ma dove procedi che non ci si può manco difendere?). Molto umano. Quegli stessi atti, è sottinteso, saranno là ad aspettarci alla fine del tunnel. Quando tutti festeggeranno, tutti usciranno, tutti si abbracceranno qualcuno guarderà triste l’ombra dell’esattore all’orizzonte. Perché non si creda, di nuovo, nemmeno per un istante che queste norme servano a tenerci quello che produciamo. Sono solo la finzione di una solidarietà che nessuno prova davvero per noi.
Noi siamo qui per servire. Il paese ha bisogno? Noi chiudiamo. Il paese ha di nuovo bisogno? Noi paghiamo. Un grazie ogni tanto sarebbe gradito. Non trovate?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,