Un po’ dappertutto ormai, in tempi di coronavirus, si cerca in ogni modo di evitare il contagio. Anche in Brasile dove si è mosso il ministero delle Donne, della Famiglia e dei Diritti umani raccomandando alle prostitute il “telelavoro”, con un opuscolo realizzato appositamente per la popolazione Lgbt. Il ministero, guidato dalla pastora evangelica Damares Alves, riconosce che «una parte significativa di questa popolazione vive in condizioni di maggiore vulnerabilità sociale e, pertanto, può essere più suscettibile alla contaminazione».
Il suddetto opuscolo è in parte dedicato alle prostitute e , come misura preventiva, suggerisce che «i lavoratori autonomi e le prostitute» si possono adattare ad offrire servizi virtuali. «I lavoratori autonomi, le prostitute e le persone senza un reddito fisso sono purtroppo le più colpite durante le raccomandazioni di quarantena. Ma non è nella crisi che nascono buone idee? Se devi lavorare, parlane con i tuoi clienti, prova l’opzione di servizio virtuale», si legge nell’opuscolo.
Nonostante le dichiarazioni del presidente Jair Bolsonaro, che avevano minimizzato la pandemia, il ministro Alves raccomanda di «mantenere l’isolamento sociale», chiedendo alla popolazione Lgbt di evitare gli assembramenti e di rimanere in casa.
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