La situazione non peggiora, ma non usciremo di casa molto presto.
Siamo certi che aprile dovremo passarlo in casa come marzo. Ora ci si interroga su maggio.
Sono stati fatti progressi importanti sul fronte sanitario della lotta al coronavirus, ma non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. O perlomeno non la si vede chiaramente. In una serie di interviste ad alcune radio, il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, si è dimostrato scettico sul fatto che già dal primo di maggio si potrà uscire dalla quarantena. Il principale motivo è evitare che milioni di persone rinchiuse in casa da molte settimane improvvisamente decidano di fare una gita fuori porta per tornare a respirare questa primavera negata.
«Non credo che passerà questa situazione per l’inizio di maggio – ha affermato Borrelli ai microfoni di “Radio Anch’io” – Dovremo stare in casa per molte settimane, è necessario avere comportamenti rigorosissimi». Un’ipotetica data in cui avviare una fase 2 di convivenza con il virus potrebbe cominciare a metà maggio secondo il capo della protezione civile, ma è appunto solo un’ipotesi. Tutto dipende dai dati: «Al momento la situazione è stazionaria» ha spiegato Borrelli, motivo per cui prima di poter pensare a qualche data utile per avviare la seconda fase, è necessario osservare una consistente decrescita dei casi.
I risultati raggiunti finora hanno permesso alle strutture sanitarie di rifiatare un po’, soprattutto ai reparti di terapia intensiva che avevano conosciuto un sovraccarico mai sperimentato, comportando una mole di lavoro straordinaria per gli operatori. In ogni caso bisogna prepararsi ad una graduale riacquisizione delle libertà precedenti. Si parla infatti di “fase 2” perché sarà necessario un periodo in cui bisognerà rispettare nuove modalità di interazione, cambieranno le relazioni umane e interpersonali. Insomma, sarà ancora necessario mantenere un certo livello di distanza nei luoghi pubblici e al lavoro.
Simone Fausti
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