Primo Maggio: il destino sospeso di un lavoro che non c’è o non c’è più

Attualità

(Nella foto, a Milano un murale di 90 m in onore di medici e infermieri)

Ma va là, ma certo, oggi si festeggia il lavoro che non c’è, il lavoro perso, il lavoro che sparirà e forse la povertà per astinenza da lavoro. Ma sì ringraziamo Conte e Sala e, naturalmente, il Coronavirus che subdolamente non si arrende. E si infila anche nelle lunghe file davanti agli istituti di carità, a volte, tra i migranti abbondantemente presenti senza protezione alcuna, tra i già poveri con la mano tesa. E l’incertezza favorisce il dubbio, l’insicurezza, con i debiti da pagare, gli obblighi da assolvere nonostante, la confusione e il grido di artigiani, negozianti e commercianti. Ringraziamo Sala e Conte per l’assoluta mancanza di pragmatismo. Cose già dette e ripetute e la festa dei lavoratori diventa una presa in giro, ironicamente una presa in giro. Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo.” Diceva Sandro Pertini, stigmatizzando il valore della fatica e dell’impegno. E “Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.” (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948) mah…forse era un sogno che l’uomo in 70 anni non è riuscito a realizzare. Il lavoro sembra essere stato ucciso per molti e chi vorrebbe riprenderlo dopo questo tremendo periodo di quarantena, si ritrova con le mani vuote senza aiuti, senza comprensione. Andrà tutto bene? Sarà  faticosamente una risalita senza tempo, ma che cosa offriremo ai nostri figli già disoccupati e confusi? Ed è doveroso un “GRAZIE” a chi lavorerà anche oggi con cosciente dedizione e professionalità negli ospedali per tutta l’umanità sofferente. Ma quella, è diventata anche missione, generosità, sacrificio.

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