Ecco perchè le imprese PMI rischiano di sparire

Attualità

L’economista Giuliano Cazzola, sulle pagine del quotidiano online Start Magazine, ha provato ad analizzare quali potrebbero essere gli effetti dei provvedimenti del Governo a difesa di economia e imprese nei prossimi mesi. Un’analisi lucida su una serie di dati oggettivi, da cui si evince una drammatica conclusione: le piccole e medie imprese – che sono il cuore del nostro tessuto produttivo – saranno quelle la cui sopravvivenza sarà messa a dura a prova. Secondo le informazioni diffuse dall’INPS, scrive Cazzola, le richieste per la CIG con causale “COVID-19” pervenute fino al 10 aprile riguardano circa 2,9 milioni di lavoratori mentre le istanze relative all’assegno ordinario coinvolgono circa 1,7 milioni di beneficiari; nessuna informazione è disponibile sulle domande pervenute per la CIG in deroga con causale COVID-19 che in prima battuta sono raccolte dalle Regioni e poi inviate all’INPS.

“L’utilizzo della CIG consente alle imprese di preservare la base occupazionale e quindi il suo potenziale, in modo da disporre delle risorse per la ripresa dell’attività quando i vincoli alla produzione saranno rimossi.” aggiunge Cazzola. Ci sarebbe in questo scenario un passaggio delicato: l’occupazione potrebbe risentire dell’elevata utilizzazione di contratti a termine in scadenza nei mesi della crisi. Pertanto, scatterà la tagliola dell’obbligo di inserire una causale per il rinnovo dopo i primi 12 mesi. Essendo questa tipologia contrattuale prevalentemente diffusa nei settori dei servizi, del commercio e del turismo – che sono quelli più duramente colpiti dalle misure di restrizione – è purtroppo normale pensare che l’attacco all’occupazione si concentrerà in prima battuta sul lavoro a termine, soprattutto se non saranno modificate – come sarebbe urgente fare – le norme capestro del c.d. decreto Dignità in tema di condizionalità.

Più drammatico, secondo Cazzola, il focus sulle Pmi. ‘’Le imprese artigiane, che hanno caratteristiche dimensionali e settoriali specifiche (previste per legge), risultano sospese – scrive l’INAPP – in misura superiore al totale (55,3%). La quota elevata di micro e di piccole imprese interessate dal fermo delle attività è preoccupante, dal momento che le aziende di dimensioni minori hanno generalmente una più bassa capacità di fronteggiare shock esogeni e inattesi che incidono in misura elevata sulla dinamica della domanda e sul fatturato. La quota di imprese sospese decresce quasi sistematicamente con la dimensione aziendale: a fronte di un’incidenza complessiva delle aziende la cui attività è stata interrotta pari al 47,3%, le imprese senza addetti risultano sospese in ragione del 66,7%, mentre solo il 33,8% delle grandi imprese, con oltre 250 addetti, risultano interessate dalle misure di restrizione. Il segmento delle piccole imprese dovrà quindi fronteggiare problemi maggiori rispetto al resto del sistema produttivo fino alla fase di riapertura, pur graduale, delle attività’’.

Blog Ernesto Preatoni

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