La visione liberale di Antonio Tajani: “No al prelievo forzoso e no alla patrimoniale”

Attualità

Una visione liberale, antistatalista che boccia senza appello il prelievo forzoso e la patrimoniale e contestualmente la battaglia europea: sono i punti inamovibili che Antonio Tajani, già presidente del Parlamento Europeo e vicepresidente di Forza Italia, sottolinea in un’intervista a InTerris. . “Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte non provi a scaricare sulle famiglie e sulle imprese il peso economico dell’emergenza sanitaria” sentenzia.  Le domande e le risposte si susseguono: 

Nello stato di crisi in cui la pandemia ha fatto precipitare le risorse pubbliche, si torna a evocare il prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani attuato dal governo Amato nel ’92. E’ un’ipotesi reale?

“E’ un pessimo esempio, assolutamente da non seguire. Il risparmio dei cittadini deve essere valorizzato non depredato o coercito. Altro che prelievi forzosi o patrimoniali da far scattare come una mannaia senza preavviso, qui si tratta di dire chiaro e tondo che vanno sospese tutte le tasse. E’ una follia pensare di applicare imposte straordinarie quando già non sono più sostenibili quelle ordinarie”.

L’Italia, però, è in testa alle classifiche mondiali del risparmio privato…

“Se noi valorizziamo i risparmi degli italiani come sta accadendo con le emissioni che in questi giorni trovano il gradimento dei mercati, è un fatto positivo. Se, invece, si obbliga i cittadini ad acquistare titoli pubblici o si tassano i conti correnti si fa l’esatto contrario dell’interesse degli italiani. Un governo che agisce in questo modo viola la proprietà privata e commette un vero e proprio furto. Valorizzare il risparmio privato è sacrosanto, metterci le mani sopra con la coercizione è totalmente inaccettabile”. 

In termini economici quale strada è più utile imboccare per uscire dalla pandemia?

“Sul Recovery fund ci sono due vie. Una è quella, al ribasso, che nasce dall’accordo franco-tedesco e l’altra è quella, per noi molto più vantaggiosa, elaborata al Parlamento Europeo. Ma c’è una questione da chiarire preliminarmente in Italia prima di negoziare in Europa”.

Quale?

“Se il governo non è capace di affrontare le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria non si avventuri in scorciatoie a danno degli italiani. Bisogna abbondare l’idea, profondamente ingiusta e sbagliata, di poter ricorrere irresponsabilmente alla leva fiscale, come se le famiglie e le imprese fossero il bancomat della macchina amministativa centrale e locale e della burocrazia. L’approccio va completamente ribaltato. C’è bisogno di rinviare le tasse alla fine dell’anno, abbiamo l’urgenza di fare debito per mettere subito i soldi in mano ai cittadini. Altri che saccheggiare il risparmio privato e dissanguare i cittadini con imposte insostenibili”.

Poi, dopo aver “fatto chiarezza sulla linea” in Italia, cosa bisogna andare a chiedere in Europa?

“Si deve trattare ai tavoli comunitari per portare a casa tutto ciò che è possibile ottenere in ragione della solidarietà europea. Ma è ovvio che in questa solidarietà dobbiamo metterci impegno, sapendo che una parte dei soldi andrà restituita. Per uscire dalla crisi Covid, non ci saranno solo aiuti sotto forma di sovvenzioni, ma anche di prestiti. Per questo, come Paese, dobbiamo essere consapevole di quanto il testo che abbiamo dato al Parlamento Europeo sia davvero la proposta più solidale ed efficace”.

Nella difficile partita del Recovery fund, quale ruolo ha avuto Forza Italia all’interno del Partito Popolare Europeo?

“Tra i moderati ci siamo impegnati per far prevale una posizione solidale, pur in tutta complessità della situazione. Nel Partito Popolare Europeo, infatti, ci sono anche gli esponenti dei Paesi del Nord Europa sostenitori delle poiitiche di rigore e anche lì dentro abbiamo dovuto combattere”.

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