“Il virus secondo me non è meno aggressivo, ma quella che stiamo vedendo è la coda di un’epidemia che ha visto la parte centrale e peggiore dell’epidemia stessa essersi già espressa. Abbiamo una situazione della malattia meno potente non perché si sia indebolito il virus, ma perché si sono selezionati nel tempo i pazienti che stiamo vedendo. L’85% abbondante delle persone che hanno questa infezione ce l’hanno a casa loro con sintomi che vanno dal decisamente fastidioso all’assenza di sintomi e in una condizione di questo genere è difficile poter dire che quelli che non hanno avuto una malattia conclamata abbiano un virus attenuato e quelli che invece hanno avuto la malattia conclamata abbiano un virus cattivo. Probabilmente è molto diversa la risposta individuale di ognuno, legata all’età e a numerosi altri fattori individuali. Dobbiamo vedere cose succede entro l’8 giugno e forse anche nei giorni immediatamente successivi per vedere se qualcosa è davvero successo in termini di nuovi contagi dopo le riaperture del 18 maggio. Quello che stiamo vedendo adesso è in larghissima misura, direi per la quasi totalità, qualcosa che è avvenuto parecchio prima. Sono i tamponi arretrati che molte persone hanno chiesto di avere e hanno finalmente avuto, anche perché magari già manifestavano da un po’ di tempo sintomi abbastanza inequivocabili. Abbiamo avuto un problema di restrizione diagnostica che adesso mette abbastanza in confusione chi vede i dati prodotti della Lombardia che vedono per forza un aumento dei casi segnalati. Che questo però sia effettivamente l’esplosione di nuovi focolai successivi alla riapertura francamente, per gli elementi che abbiamo in mano, non mi sento di poterlo affermare”. Lo ha detto a Sky TG24 Massimo Galli, primario infettivologo dell’ ospedale Sacco di Milano.
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