Tre esempi, due morali, una lingua di legno: quella che, nella più pura tradizione comunista, serve a ribaltare una menzogna a forza di ripeterla, fino a che non diventa l’unica realtà e dunque la sola verità. Come sempre, è questione di termini, la lingua di legno batte sulle parole, le lustra, le adatta alla bisogna. Così, gli sciagurati spioni dell’incredibile ministro Boccia, incaricati di segnalare i ribelli al regno del terrore sanitario, diventano assistenti civici: mentre sarebbero, né più né meno, le famigerate ronde, famigerate quando a proporle è la destra, al che diventano immantinente simbolo di fascismo, di regime, di manganello, di olio di ricino. Gente che si contorceva al solo sentirle, sconvolta da spasmi convulsi, agitata come posseduti, l’abbiamo vista entusiasta all’idea delle guardie rosse, i cui compiti volutamente non venivano precisati, così poteva passare di tutto, e la cui esistenza, per fortuna, è durata meno di un pensiero di Boccia. La seconda trovata è quella dell’inquietante magistrato Davigo, Piercamillo Davigo, idolo del curioso ibrido di sinistra grillopiddina griffata Travaglio; uno che va serenamente in televisione a dire che “l’errore è di aspettare le sentenze”, indi chiarisce un po’ alla Diotifulmini: se uno mi esce da casa con l’argenteria non aspetto una sentenza per decidere che è un ladro. Meno male che lo chiamano il dottor sottile, pensa se era di grana grossa.
Ora, il sottilissimo Davigo al di là della sconfessione del princìpio di innocenza fa, se non abbiamo capito male, l’elogio puro e semplice del pragmatismo americano: se uno mi entra in casa non sto a chiedergli che intenzioni abbia ma gli sparo: poi, se mi resta in piedi, possiamo ragionare. Qualcosa che alla sinistra vongolara ha sempre suonato di sceriffismo, di yankismo, di giustizia rozza e sommaria, ultimamente di trumpismo: e giù con la barbarie, col pessimo esempio di Clint Eastwood (grandissimo, in verità), con la lobby delle armi, con tutto il repertorio del politicamente corretto più cialtrone, giù con la legislazione salvassassini, coi processi grotteschi per chi ha avuto l’intollerabile torto di difendersi, con le distinzioni cavilliche tra difesa legittima, eccessiva, prima del calar delle tenebre, dopo, con le balistiche, le traiettorie, le superperizie, la necessità di intavolare con la banda di balordi di turno un dibattito su globalizzazione, Mes, ultimo libro di Saviano, nomine in Rai e direzione della sinistra zingarettiana. Mentre i banditi si comportano come nel “Giustiziere della notte con Charles Bronson”. Poi arriva il dottor sottile e, d’acchito, travolte tutto, spazza via i birilli, gli basta una sola frase, molto sottile e dalla sinistra petalosa non si sente un refolo, nessun garantista di paglia ha il coraggio di dirgli: sottil Davigo, ne hai detta una che manco il combinato disposto della Corazzata Potemkin fantozziana con la Supercazzola del conte Mascetti.
Ma la vera libidine sgorga dal letamaio del CSM (quello che affligge il nostro Mattarella, non però fino al punto di provvedere), dal triojanjo di Palamara, sentite qua cosa gli diceva l’amante ufficiale (perché il sorprendente Palamara, oltre a una moglie, aveva pure un’amante, e questo è notevole): “Cena di lavoro? Quella fa le marchette e vi porta a casa le donne, mi fate schifo (…) Tutti voi di quell’ambiente vi dovreste vergognare. È tutta una porcheria, una porcheria (…). Meno male che ti rendi conto che fate delle marchette! G. fa le marchette e vi porta le donne. Ciao, e non mi chiamare più”. Straziante. L’aspetto interessante della faccenda è che a godere delle presunte marchette di G., chi sarà costei?, sono i giudici, e magari i politici, e perché no qualche cantante o istrione o guitto: tutta roba che per un paio di decenni ha fatto le pulci moralistiche a Berlusconi in fama di puttaniere; anzi, più che le pulci gli facevano i processi, secondo la squisita motivazione, di diritto sottilissimo, per cui certe cose non si fanno, non sta bene, che vergogna, poi alla sua età: colpevole, colpevole perché dopato di gnocca. Ricordate, quante ironie sulle cene eleganti, sulle nipoti di Mubarak, sulle olgettine e le passerine che ne combinavano di ogni, e “forza Veronica”, e le scoopate a getto continuo su cui più di qualche paraculo ha costruito una carriera? Tu chiamala, se vuoi, Nemesi passeracea: ora i medesimi Torquemada, i Savonarola isterici, sulle cene eleganti di Palamara non fiatano.
Max Del Papa (Blog Nicola Porro)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845