Sono bambini, giocano, la spensieratezza negli occhi, gesti complici e quella innata semplicità di un’anima pura. Sono i bambini che si aggrappano ai genitori nelle attese forzate per ricevere il pacco alimentare o per essere ammessi in una mensa di carità. Non sanno o non hanno capito che i contributi del governo non sono arrivati, che la precarietà del momento è grave, quasi che quella mano tesa e solidale fosse una novità, un nuovo gioco. Sono bambini che non sanno o non vogliono leggere l’ansia e la preoccupazione dei “grandi”. Il buon cuore della carità non manca. Ridono nell’affondare le mani in un pacco con pasta, biscotti e poco altro. Cresceranno e si volteranno indietro, scopriranno che cosa è la rinuncia nella sua orribile presenza, paragoneranno l’affanno di una vita a chi può tutto, o quasi. Non sanno che perdere il lavoro è perdere la dignità, che la disponibilità a faticare ormai conta ben poco, che l’amore di chi nei piani alti può programmare, incentivare è assente. La povertà non è un gioco. Lascia ferite incurabili, rabbia di impotenza. Noi vogliamo negli occhi dei bambini il colore del futuro
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano