Ogni giorno un bollettino, l’analisi dell’andamento del contagio e, diciamolo, il fiato sospeso: la volontà che finisca il timore, che la macchina Milano riprenda sta in quest’attesa. Mi chiedo, forse ingenuamente, come quantificare i contagi nei quartieri “gestiti” con la forza dai migranti o nelle carovane dei Rom? Una bomba taciuta di possibilità, di diffusione incontrollata, ma nessuno se ne cura, quasi che le etnie diverse siano escluse dal coronavirus. Sala nel suo dialogo quotidiano via web, ignora la loro esistenza, quasi fossero un corpo estraneo capitato in città. Eppure a zona di San Siro a Milano come Molenbeek, il comune fuori Bruxelles che ha ospitato i terroristi Amedy Coulibaly e Salah Abdeslam. I palazzoni delle case popolari nelle vie intorno allo stadio Meazza raccolgono una concentrazione di immigrati arabi da fare invidia alle banlieue di Francia e Belgio. Alcuni caseggiati sono off-limits anche per la polizia. Emblematico il caso di via Civitali 30, dove due scale sono totalmente in mano a 100 immigrati abusivi provenienti da Marocco, Egitto, Romania e Perù. Ma non solo esistono locali abusivi, luoghi dedicati per bivacchi, imcontri, smercio droga. Chi verifica la positività o meno di questi gentiluomini senza mascherina, incuranti delle disttanze, violenti nelle loro reazioni? La città inclusiva di Sala include, non vede, e quel mondo sta imponendo la sua legge di menefreghismo. Ma noi? Gli sbarchi incontrollati, numerosissini fanno supporre nuovi arrivi, forse nuovi portatori…
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano