Il punto interrogativo, lo dico subito rivendicandolo orgogliosamente, è segno di garantismo. Per me quei quattro ragazzi indagati dalla polizia, sono innocenti. E lo resteranno fino a sentenza definitiva o a confessione piena e libera. Quindi sì, resta una domanda. Repubblica li indica come:
“quattro giovani frequentatori del centro sociale Zam sono ritenuti tra gli autori della scritta “Fontana assassino Sala zerbino” trovata nella notte tra il 5 e il 6 giugno in via Chiesa Rossa, sempre a Milano. Sono stati identificati e indagati. Le indagini sono ancora in corso. Erano una quindicina in tutto gli antagonisti presenti nel sottopasso dove è stata realizzata al scritta.”
Certo, fosse vero non ce ne stupiremmo. Dopotutto l’azione è stata rivendicata. Quindi possiamo dire che la mano dietro era nota, in dubbio restano le identità degli autori. E qui un dubbio fatica a non nascere: perché non si intestano l’atto? Paura delle conseguenze? Ma questi non sono i Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo? Un nome impegnativo. Troppo impegnativo per giocare a nascondino con le guardie, no?
Cioè, voglio dire, magari non dare nomi, cognomi e codici fiscali. Ma almeno firmarsi con nomi di battaglia. Dopotutto il rischio non è soverchiamente alto, no? Anche esteticamente, persino i graffitari di periferia hanno i tag per identificarsi. Possibile che questi nuovi (non so se siano nuovi, in realtà, se qualcuno ha notizie della loro storicità ce lo faccia sapere) partigiani vogliono abbattere il mostro forza leghista almeno ci diano dei nomi da riconoscere.
Non lo so, potremmo avere il Comandante Gender. Oppure il Subcomandante (quello che fa i graffiti in Martesana evidentemente) Economia Circolare (EC per gli amici ed i raffreddati). Magari il Partigiano No Hate Speech, per quelli internazionali. Dateci dei simboli, compagni. Ma dateli soprattutto a voi stessi. Altrimenti, scusatemi, ma che lotta è? Voglio dire, puntate in alto (ed io ammiro l’ambizione anche nel nemico), siatene all’altezza. Poi, voglio dire, siete tra i pochi ad essere coerentemente contro tutti.
Non mi potete cadere sull’estetica. Vogliamo qualcuno da identificare come nemico. E vogliamo leggere le infuocate invettive ricche di asterischi al posto delle desinenze maschili e femminili del comandante Gender. Vogliamo emozionarci con gli atti sprezzanti del comandante Eccì, che dai canali più profondi riemerge come il proletario, onorando il suo ruolo di subcomandante. Ed io sono già affezionato al Partigiano dal nome impronunciabile. Ce la vedo già la serie tv. Con il quarto non identificato per consentire il colpo di scena.
Insomma, cari compagni, anche per scrivere idiozie sui muri ci vogliono etica ed estetica. Non deludeteci, sappiamo che possiamo contare su di voi. E sul comandante Gender in particolare: Hast* l* victori* siempr*!
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,