Ricordo Alfredo Biondi, che ho conosciuto dal 1973. Era un uomo generoso, capace di mettersi in gioco anche in battaglie che poteva perdere, sia all’interno del PLI ,come nel Paese. In lui diritto e politica si identificavano e questo va detto proprio in questi cupi anni in cui le garanzie degli individui e le ragioni della difesa vanno perdendosi… di Alfredo si potrebbero ricordare molte cose, a partire dal “famigerato” decreto Biondi ,con cui si tentava di contenere l’uso abnorme della custodia cautelare e l’anticipo delle sentenze, motivate e ragionate, dei Giudici. Da allora si inaugurava la Giustizia della grancassa mediatica, degli arresti shock e dei i proclami televisivi. Oggi, quando un potere incontrollato e incontrollabile ed ormai sovrano, si ripiega su se stesso in lotte intestine, forse si comprende come sia necessario, oggi come allora, un ragionevole controllo dei Giudici rispetto alla ormai del tutto separata carriera di un pugno di P.M. (tutt’ora una minoranza) più dediti a costruire fatti clamorosi e a protagonismo politico che a svolgere la loro funzione…. Dopo tante battaglie, comuni e avverse, nel PLI l’ultima volta che l’ho incontrato è stato in Cassazione: aveva perso la sua “scaletta” e la cercava disperato. Ha poi “parlato a braccio,” come faceva spesso anche in politica, con cultura , battute e brocardi ricercati. Era, ormai ultra ottantenne, generoso, semplice e franco, come era sempre stato negli anni più giovani. Ciao Alfredo.
Gian Marco Brenelli
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