Un’intervista piena di risposte generiche sulla crescita, quella rilasciata dal ministro Gualtieri a Repubblica. Dopo che il Governo Conte ha già accumulato 100 miliardi di deficit senza rilanciare davvero l’economia, il giorno dopo aver presentato l’ennesima manovra di spesa corrente che si disperde in mille rivoli, Gualtieri annuncia che il taglio del cuneo fiscale e l’assegno unico saranno finanziati con la lotta all’evasione fiscale.
Una soluzione che non ha mai funzionato. Perché l’evasione c’è in Italia come negli altri Paesi e bisogna combatterla, con un’amministrazione efficiente, digitale e soprattutto prendendo atto che l’oppressione fiscale e burocratica raggiunge livelli per cui certe aziende sarebbero costrette a chiudere se pagassero tutto fino all’ultimo centesimo. E il rischio di fallire in una fase di crisi come quella che stiamo vivendo è ancora più alto.
Gualtieri dovrebbe dirci che la pressione fiscale si può abbassare solo tagliando la spesa pubblica e facendo crescere l’economia, non quando si accumula altro debito. Dovrebbe essere il severo difensore del rigore fiscale, tanto più in un momento in cui il nostro debito sta per superare il 160% del PIL. Purtroppo invece il ministro fa parte di un Governo che si fa dettare l’agenda da Landini e che continuerà a fare altro deficit nella speranza di vedersi allentati i vincoli del Patto di stabilità dall’Europa.
Ma prima di sperare nelle norme europee, un ministro dell’economia e delle finanze italiano, di qualunque maggioranza, dovrebbe porsi il problema della sostenibilità del nostro debito pubblico e proporre misure rigorose per tagliare la spesa, bloccando chiunque volesse abbassare le tasse a deficit e usare il debito per i bonus e la spesa corrente.
Giovanni Tria era molto più autorevole e indipendente nel pessimo governo Conte-Di Maio-Salvini. Anche in momenti molto meno gravi della nostra storia recente, i ministri dell’economia sono sempre stati più rigorosi e hanno tentato di essere un argine verso la facilità di spesa cercata dagli altri colleghi di Governo. Gualtieri fa esattamente il contrario. È così spregiudicato da prendersi addirittura il merito del rimbalzo degli investimenti di giugno e luglio, una illusione ottica visto il crollo verticale del PIL che abbiamo avuto nei mesi scorsi. Il fatto stesso di non rispondere alle domande scomode del giornalista denota arroganza, la convinzione di fare solo cose giuste che non vanno spiegate.
La verità è che la politica economica del Governo continua ad essere incentrata sulla superficialità della comunicazione, la comunicazione è la vera sostanza del Governo Conte, ma più si va avanti più il rischio per Gualtieri, Conte e Zingaretti è di andare a sbattere contro la realtà.
Post Stefano Parisi
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