A Conte “Terremoto del 2016, quattro anni persi. Una lezione per il dopo Covid”

Attualità
  • Momenti di grande imbarazzo per Giuseppe Conte giunto ad Amatrice nel giorno del quarto anniversario del terribile terremoto che nel 2016 sconvolse l’intero Centro Italia provocando 299 morti. Una donna si è avvicinata al premier per raccontargli il suo dramma privato, accusando le istituzioni di aver lasciato sole le vittime del sisma.  “Mio marito si è suicidato per la depressione da choc traumatico. L’ho trovato io impiccato“, ha detto a Conte davanti alle telecamere di Rainews24. “Siamo amareggiati, ci sono solo promesse, solo promesse“. Il premier, preso in evidente contropiede, la rassicura: “Ne parliamo dopo la cerimonia signora, ne parliamo a casa sua”. Lontano dalle telecamere, s’intende. ( cronaca di Libero) E l’episodio parla dell’orrore, della dolorosa attesa, risveglia la paura per un’incapacità manifesta di prevedere, fare programmi. Scrive Guido Castelli “Quattro anni persi. Quattro anni di attesa, quattro commissari e quattro anni di delusioni. Il rituale dell’anniversario che si consumerà in questi giorni risulta ancora più indigesto. Era la notte tra il 23 e il 24 agosto, nel 2016, ci risvegliammo con alcuni borghi che non esistevano più. Tra Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo oggi sono ancora tanti i paesi fantasma: da Amatrice ad Arquata del Tronto regnano ancora sovrane le macerie. Nella regione Marche è stato realizzato solo l’1% della cosiddetta “ricostruzione pesante”, il 4% degli immobili produttivi e il 34% dei danni lievi. La sensazione è che ormai i cittadini di questi territori siano percepiti come fantasmi. Alcuni più fantasmi di altri. Alcuni ancora più invisibili. Che senso ha aver varato il Dl Agosto – con importanti sgravi contributivi per le aziende del Sud Italia – escludendo territori, a esempio quelli del cratere del sisma del 2016, con esigenze di ripresa produttiva non diverse da quelle del Sud? Si sono accorti in molti della sciocchezza. Anche tra i componenti della maggioranza di Governo si è fatta strada l’idea che in corso di conversione, il decreto-legge dovrà essere modificato, integrando – ora se lo augurano in molti, soprattutto quelli che stanno chiedendo consensi in vista delle elezioni, nelle zone del cratere, nelle zone in cui verrà celebrato il quarto anniversario dopo il terremoto – anche le aree del cratere tra quelle che hanno diritto a godere degli sgravi. Una conferma – se ce ne fosse stato bisogno – dell’approssimazione con cui vengono redatte le norme. Si spera sempre in una correzione successiva, che rischia poi di rendere sempre più farraginoso il provvedimento e più difficile la sua applicazione. …………


C’è poi il tema della ricostruzione. Gli anniversari, anche i più tristi, servono a fare bilanci. E quello della ricostruzione nelle zone colpite dal sisma del 24 agosto 2016 (con le repliche di ottobre e del gennaio successivi) è desolante. Si stima che siano ottantamila gli edifici privati danneggiati dalle scosse del sisma di quattro anni fa. Di queste sono almeno 50mila quelle che sono risultate inagibili. Ad oggi oltre il 90% di questo patrimonio edilizio deve ancora essere riparato o ricostruito. Più della metà delle domande di intervento sono ancora “in lavorazione”. Per gli edifici pubblici è anche peggio: dei 1500 immobili danneggiati (scuole, caserme, ospedali, musei, ecc.) meno di 90 risultano ricostruiti. Le chiese? Delle circa mille danneggiate solo il 10% è stato riparato. … In piccolo abbiamo assistito, in questi quattro anni, alla storia del Paese e alla sua necessità di ricostruzione, ora sempre più urgente, anche per l’emergenza scatenata dalla pandemia. Ricostruire – dopo un terremoto, o dopo una emergenza sanitaria ed economica, come quella che stiamo attraversando – richiede un atteggiamento efficace ed efficiente, che nulla può aver a che vedere con l’immobilismo che sta cancellando territori, comunità, imprese vittime del terremoto di quattro anni fa. L’Italia è fatta come è fatta. Appenninica e sismica. Si deve poter vivere in montagna senza dover essere eroi. Dirò di più: si deve poter vivere in territori sismici senza doverli maledire. C’è chi ha calcolato che le catastrofi sismiche dagli anni Cinquanta a oggi, in Italia, siano costate oltre 250 miliardi di euro. L’assurdità è che in Italia, spesso, si trattano i terremoti come se fossero incidenti stradali. Si mettono i soldi, magari si spendono male, e poi: punto e a capo. a pandemia ha rilanciato il ruolo delle aree interne, quelle meno ferocemente urbanizzate, quelle dove il distanziamento è più gestibile, quelle che sembravano tagliate fuori dai percorsi di crescita e di sviluppo del Paese. Ma questa riscoperta delle “aree periferiche” ha bisogno di un sostegno continuo, costante, non episodico. A partire dalla cura delle ferite che sono state inferte dalla fragilità – nota – di questi territori. Ricostruiamo le zone del sisma del 2016, per ricostruire il futuro dell’Italia dopo il coronavirus.”

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