Un modo per procurarsi liquidità immediata senza perdere l’oggetto stimato è il Monte dei Pegni. Un modo usato per motivi svariati anche dalla borghesia, che vuol riscattare il valore affettivo dell’oggetto impegnato. E c’è più che mai in molti la sensazione di una speranza incrollabile che sì, il momentaccio deve passare e raggranellare qualche miglia di euro in modo immediato può rappresentare una boccata d’ossigeno.
Ripetere che le istituzioni non hanno voluto capire l’urgenza di avere liquidità è suonare un disco rotto. Il valore di ciò che si deposita solitamente è abbastanza alto, con la speranza di poterlo riscattare. Ovviamente c’è anche il disperato che non può vendere quell’anello che rappresenta un pezzo di vita e ha già venduto le piccole cose che possiede, a volte sentendosi rispondere “No, i monili d’argento, non li compriamo”. Ed erano costati fatica, sogni, orgoglio.
Anni fa facevano la coda anziane con una pelliccetta di foca, un anellino con un microbo di brillante, un servizio di piatti in porcellana, rassegnate e chiuse nei loro problemi, ma erano altri tempi. Accomuna i “clienti” del Monte dei Pegni un pudore malcelato, il timore di non poter avere i soldi per il riscatto, una rabbia nascosta contro un tempo dannato di difficoltà.