Se oggi il “patto sociale” è il silenzio, chi amministra questa città dovrebbe vergognarsi. La tragedia della pandemia costringe e piega la volontà a ripensare una città a cui servono soprattutto giustizia sociale, pari opportunità per affermare e condividere il lavoro. Il silenzio, rimuovere i problemi degli ultimi è da vigliacchi. Che cosa può dire chi ha perso la casa, davanti all’attico e superattico con piscina affittato a 30mila euro al mese? Che cosa pensa una madre che risponde “Non si può” alla figlia che desidera le caldarroste? Ripartiremo, forse, ma senza dimenticare le periferie, i poveri, i clochard. Sala non ha mai né visto, né sentito la voce di chi non possiede, di chi è invisibile nelle strade, di chi ha fame.
Pedro di Iorio, responsabile del servizio accoglienza immigrati della Caritas Ambrosiana, spiega a Il Fatto Quotidiano “…Case perse nel peggiore dei casi, bollette troppo alte da pagare nei meno gravi. Ma c’è anche un’altra questione: la povertà alimentare. Durante la quarantena molte famiglie ritrovatesi senza reddito ci hanno richiesto per la prima volta un aiuto per l’acquisto di cibo, perché non avevano abbastanza soldi per fare la spesa”. Alcune di queste famiglie sono le stesse che poi si sono ritrovate senza un tetto. Un fenomeno non nuovo, ma intensificato dalla pandemia. “Soprattutto, reso visibile. L’impatto delle città vuote e popolate da persone senza casa nei mesi del lockdown è rimasto sotto gli occhi di tutti”, osserva Di Iorio.
Il nuovo patto sociale non può essere suggerito dagli egoismi, da una visione radical chic, da un’amministrazione che ha ancora negli occhi l’Expo con la sua grandeur. Nessuno nega l’ingresso positivo di imprese anche multinazionali, ma ora è il tempo di un pragmatismo virtuoso che ponga le basi per un patto costruttivo e equo.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
L a poolazione aumenta senza che ci sia un vero controllo delle condizioni economiche di ognuna.
Un amministrazione non puo’ non avere sotto controllo chi e’ residente e la sua famiglia in quale contesto, vive.
Quale sia la qualita’ della vita e le sue condizioni di vita , se nel contesto godono dei diritti sociali e se del caso invece compiono i loro doveri, contribuendo con le tasse .
Valutare periodicamente quale vita sociale hanno e se e’ sufficiente e con quali le condizioni di vita.
Purtroppo invece siamo in un caos generazionale dove la burocrazia la confusione sociale l’immigrazione senza limiti e senza una regolamentazione efficiente, e in questo caos la popolazione aumenta togliendo a tutti l’amministrazione perfetta quella che ti fa’ sentire socialmente sicuro di far parte di una societa’ che ti pensa in caso di bisogno ma che devi eseere compatibilmente responsabile nell’interagire con l’istituzione comunale provinciale regionale statale , e questo per essere un corpo unico , una nazione viva rispondente alle necessita’ e pronta per essere decisiva negli intenti direttivi dei servizi richiesti dalla comunita’ e veloci negli interventi necessari.