I governatori di centrodestra contro il Dpcm: “Il governo non ha ascoltato le Regioni”

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Per Giovanni Toti il governo, nella messa a punto del nuovo dpcm, “non ha ascoltato le regioni”. Luca Zaia solleva la stessa obiezione. Per Massimiliano Fedriga, invece, il nuovo provvedimento è “un’occasione persa”. Attilio Fontana chiede che vengano compensate le attività economiche che, inevitabilmente, perderanno degli introiti a causa delle nuove restrizioni. I governatori di Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia contestano il nuovo decreto del presidente del Consiglio. Varato nelle scorse ore per scongiurare un ulteriore aumento dei casi Covid.

I presidenti delle regioni manifestano disappunto perché ritengono di non essere stati ascoltati. “Le regioni, come sempre unite quando si tratta del bene comune, fino all’una di notte hanno discusso il dpcm con il governo, ma nessuna delle nostre osservazioni è stata recepita e questo non è affatto un bel segnale. Eppure le nostre richieste sono dettate solo dal buon senso, osservazioni indispensabili per evitare iniquità e penalizzazione delle categorie”, ha scritto il governatore della Liguria, Giovanni Toti, in un lungo post su Facebook. Ombre, ma anche luci: “Bene la parte sanitaria – spiega Toti – che risponde alle nostre richieste e ben vengano le misure per combattere il virus ma servono interventi per le categorie che ci rimetteranno, rischiando in alcuni casi il fallimento. Servono subito misure economiche di compensazione o ci troveremo di fronte a un disastro. Il nostro pil è a -10%, vuol dire che tanta gente non lavora e che altrettanta perderà il posto”. Il vicepresidente della conferenza delle regioni si rivolge, poi, “a quelli che esultano per le chiusure e le limitazioni”, e dice:
Ricordo che, dietro queste attività, ci sono migliaia di lavoratori e di famiglie, idem per il calcio. Si fa presto a dire che è l’ultimo dei nostri problemi, così come è un pò da moralisti punire solo i ragazzi della movida, un mondo dietro il quale ci sono altrettanti posti di lavoro da tutelare”.

Il suo collega veneto, Luca Zaia, ha invece dichiarato:  “Bisogna scongiurare nuove psicosi e un nuovo lockdwon. Non ho atteggiamenti negazionisti, guardo in faccia alla realtà: il Covid mi ha insegnato che ogni giorno ha la sua pena”. E sull’ultimo provvedimento ha chiosato: “Non sono state accolte le nostre osservazioni”.

Rimostranze anche da parte di Massimiliano Fedriga: “Spiace che il contributo migliorativo offerto dalla Conferenza delle Regioni non abbia trovato accoglimento nell’ultima stesura del Dpcm: la battaglia contro il coronavirus non può infatti prescindere dall’avvalersi della massima sinergia tra l’Esecutivo e i Territori, riconoscendo a questi ultimi il ruolo di cerniera nelle relazioni con lo Stato e di fedeli interpreti delle esigenze di cittadini e imprese”, ha scritto in una nota il presidente del Friuli Venezia Giulia. “Ritengo dunque che il testo licenziato dal Governo rappresenti un’occasione persa sia in termini di relazioni tra istituzioni che, conseguentemente, di capacità di farsi carico delle tante criticità che accompagnano questa nuova delicata fase di convivenza con il Covid-19. Alla luce della scelta dell’Esecutivo nazionale di rigettare quasi tutte le condizioni dettate dalle Regioni, il parere della Conferenza sul documento approvato – conclude – è pertanto negativo”.

 Più morbido Attilio Fontana. Il nuovo Dpcm per contenere la diffusione del coronavirus, dice il governatore della Lombardia, “mi sembra abbastanza conservativo e che non introduca grandissime riduzioni. Sostanzialmente più che il Dpcm è il Dl che impone l’uso delle mascherine, la cosa che è più innovativa”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, a margine della presentazione di un rapporto di Confartigianato. “Per il resto – ha continuato – noi come Regioni non abbiamo avuto nulla da obiettare, l’unica cosa che abbiamo richiesto in maniera abbastanza forte è stata” di garantire compensazioni economiche agli esercizi più colpiti, “visto che si va a ridurre la possibilità di svolgere la propria attività in certi comparti. Abbiamo chiesto di compensare con risorse economiche le riduzioni che verranno poste a carico di qualche attività, perché rischiano altrimenti di chiudere”.

Intanto l’Alto Adige nella lotta al contagio da Covid-19 prosegue in forma autonoma seguendo la legge provinciale approvata a maggio e che aveva dato il via alla ‘fase 2’. Il governatore Arno Kompatscher ha detto che nulla verrà modificato dopo l’ingresso in vigore del nuovo Dpcm del Governo ma la situazione epidemiologica sarà tenuta monitorata costantemente. Nessuna chiusura anticipata di bar e ristoranti. Lo sport non sarà intaccato. Se i casi dovessero aumentare saranno applicate restrizioni focalizzate ai singoli contesti.
La Provincia di Bolzano punta su più controlli e applicazione delle misure già esistenti.

(Fonte HuffPost)

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