Ma chi conosce o riconosce il disagio dei giovani? Chi in una risatina isterica, in una sbronza voluta, in un grido di libertà alla Movida sa riconoscere che cosa nasconde un giovane forse fragile, impaurito? L’abisso della droga, purtroppo è presente per tanti disperati. Dove il limite in una società sotto scacco, piatta di risorse e di speranze?
Scrive Simone Feder, psicologo e operatore a Rogoredo, “Guardando in faccia il disagio di molti giovani mi rendo conto sempre più che, da operatori, dobbiamo andare oltre il nostro setting, i nostri confini… dobbiamo andare per strada. Oggi più che mai, è sulla strada che con molti giovani riesci a costruire la terapia del recupero… è sulla strada che realmente li ‘incontri’. Uscendo dalle nostre comunità, dai nostri ambulatori è sorprendente poi vedere che, quando noi andiamo da loro, alla fine sono loro che vogliono venire con noi.”
In una riflessione su Vita, aveva teorizzato “Oggi, il nostro esserci in questo bosco, ha portato delle certezze, il problema non è solo sanitario, è soprattutto esistenziale, per chi vive questa situazione e per chi la incontra. Questo nuovo approccio che permette di accorgersi dell’altro deve portare a nuovi interrogativi, solo da queste basi può finalmente nascere un nuovo modello d’intervento costruito sui bisogni visibili e su un’attenzione nuova.”
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano