Matteo Bassetti (intervistato da Il Giornale “Milano è una grande città con 1,4 milioni di abitanti. Una circolazione imponente del virus determinerebbe un’epidemia nella città e un aumento di ricoveri ospedalieri. Si doveva però arrivare a gestire questa epidemia con un’organizzazione diversa. Se è vero che siamo al 93-94% di pauci sintomatici e asintomatici, questi dovrebbero esser gestiti dalla medicina territoriale. È chiaro che se il carico dei poco sintomatici arrivasse in ospedale, il sistema sanitario crollerebbe. Se pensiamo tutto a carico dell’ospedale, allora le strutture saltano per aria….Io ho passato mesi a chiedere di attrezzarci e, soprattutto, a dire alla gente che questa è un’infezione che si può gestire a casa. Non è stato fatto. Si è detto alle persone che questo era un virus devastante, che dà complicazioni e che finiranno tutti intubati e così, non appena qualcuno ha un sintomo, corre in ospedale per farsi curare. Quello che è passato è che noi abbiamo lasciato a casa la gente a morire, ma non è vero. Forse all’inizio ci sono stati dei ritardi, ma non è vero che abbiamo lasciato la gente a morire da sola in casa. Non è mai successo” A marzo temevo la battaglia di Milano, ma fu evitata grazie alla relativa tempestività del lockdown. Adesso stiamo per averla, perché l’infezione dilaga”. Così Massimo Galli, direttore Malattie infettive dell’ospedale Sacco a Agorà su Rai3. “Ora a Milano la gente è suscettibile ad infettarsi, il timore che l’infezione dilaghi è reale ed è testimoniato da quello che vediamo negli ospedali”. Parole pesantissime, catastrofiche, sul destino del capoluogo lombardo, che per Galli pare segnato. Walter Ricciardi “«Hanno Roma, Napoli, Milano) numeri troppo alti per essere contenuti con il metodo tradizionale del testing e del tracciamento – ha detto nel corso del webinar pandemia di Covid 19 in Italia: riflessione sugli aspetti epidemiologici, clinici e di sanità pubblica – Come insegna la storia di precedenti epidemie, quando non riesci a contenere devi mitigare, ovvero bloccare la mobilità. Ci troviamo come nel 1400 a Venezia, nonostante le tecnologie di cui disponiamo.
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