Il vero commercio a Milano oggi è lo spaccio. I veri mercanti sono in maggioranza immigrati. Conoscono da subito i grossisti a cui rivolgersi per vendere poi al dettaglio. I centri per lo smercio vengono indicati con sollecitudine. Ci scappa anche qualche aggressione o sbronza. Nessuna osservanza delle normative. Il DPCM di Conte è preoccupante perché trovano meno gente nelle strade, soprattutto nelle zone movida dove vendere significava fare ottimi profitti. Trascinano degrado e sporcizia, si accomodano abusivamente dove fa più comodo. Hanno reti di conoscenze per ogni evenienza. Essere abbandonati a se stessi ha sviluppato egoismo e violenza. Lockdown? Zona rossa? Milano è sempre una città che offre le migliori occasioni per liberare una volontà di sopravvivenza. Non c’è l’obbligo di nascondersi, di segnalare la presenza, di integrarsi almeno apparentemente. Milano è stravolta, piegata, sofferente, ma è importante che lo spaccio e il commercio abusivo fioriscano come un insulto davanti alle serrande chiuse, ai mille problemi di un lavoro che non c’è. Il Covid? Niente paura…ma lo sanno in Africa che qui si muore? Sicuramente i bivacchi non tengono conto del distanziamento e neppure le pressanti richieste per vendere merce contraffatta. E Sala non guarda, non sente. Forse misura in monopattino i chilometri di piste ciclabili, perché, alla fine il modello Milano sarà il disegno che si rincorre delle piste e la sopravvivenza dello spaccio. E che non sia così.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano