Il Barometro delle libertà, a cosa serve

Attualità

La tendenza restrizionistica continua ad accentuarsi

Rispetto alla primavera passata, le misure di contenimento del contagio da Covid 19 che limitano l’esercizio delle nostre libertà tengono conto delle differenze territoriali, sia in termini di contagio che di risposta sanitaria. Rispetto al primo lockdown, si tratta di una evoluzione nel modo di individuare un equilibrio tra la tutela della salute e la possibilità di vivere una vita normale. Tuttavia, proprio la dinamicità e la flessibilità dell’equilibrio rendono ancor più utile e opportuno un monitoraggio costante e aggiornato delle misure prese.

In seguito all’approvazione del decreto che ha diviso le aree di rischio in gialla, arancione e rossa, l’Istituto Bruno Leoni ha aggiornato il suo Barometro delle libertà. Esso non confronta più solo le misure adottate per tutto il territorio italiano e quelle adottate dalle singole regioni, ma aggiunge anche le misure differenziate adottate a livello statale, aggiornando di continuo la mappa italiana sulla base delle scelte di governo statale e regionale. Il Barometro non indica più dunque un solo livello di pressione nazionale, ma tre, in corrispondenza delle tre aree di rischio individuate dal governo. Continua poi a confrontare l’equilibrio tra libertà che si avrebbe in base alle scelte regionali e in base a quelle statali, per i residenti di ciascuna regione.

In generale, la valutazione delle nuove misure segnala una accentuazione netta della tendenza restrizionistica finora osservata: si passa dal punteggio 30 (al DPCM 24 ottobre) a 27,5 per le zone gialle, 25,5 per le zone arancioni, 24 per le zone rosse. Il punteggio assegnato ora alle zone gialle è appena superiore a quello registrato a giugno, quando si è disposto il graduale ritorno alla “normalità”, mentre quello delle zone rosse è pari al punteggio registrato a maggio, quando si è disposto il superamento della cosiddetta “fase 1”.

Nelle zone gialle, scendono i punteggi della libertà di circolazione (con l’introduzione del coprifuoco), della riservatezza (con il ritorno dell’autocertificazione) e del buon andamento della P.A. (con la riduzione della capienza disponibile sui mezzi pubblici). Nelle zone arancioni, scendono ancor di più i punteggi della libertà di circolazione (con il divieto di muoversi tra comuni e tra Regioni, salvo comprovati motivi di necessità) e, di conseguenza, della riservatezza (all’autocertificazione si dovrà ricorrere con maggiore frequenza), nonché quello del diritto al lavoro (con la sospensione delle attività di bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie). Nelle zone rosse, la libertà di circolazione scende al minimo (con il divieto di movimento, salvo comprovati motivi di necessità, anche all’interno del proprio comune), e al minimo si avvicina anche il diritto al lavoro (con l’ulteriore chiusura dei negozi non alimentari al dettaglio).

Quanto al Barometro regionale, sono due le Regioni che, con propria ordinanza, hanno ulteriormente irrigidito le restrizioni decise a livello nazionale: Calabria (che registra un punteggio pari a 20, il più basso finora registrato in tutto il paese) e Campania (che sebbene in zona gialla riceve un punteggio da zona rossa).

Il Barometro delle libertà non è uno strumento valutativo, ma descrittivo. Il suo scopo non è quello di giudicare quanto giuste o meno siano le costrizioni che ciascuno di noi sta vivendo. Il suo scopo è di offrire invece uno strumento di conoscenza perché ognuno possa giudicare da sé fino a che punto le scelte politiche di contenimento del contagio incidano sulla sua vita, e quanto di fatto sia lontana o vicina dalla realtà l’eterna promessa pubblica di servizi dedicati al soddisfacimento dei suoi diritti.

Istituto Bruno Leoni

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