Fascismo rosso e arroganza del potere contro la libertà di espressione. Il caso dei manifesti di ProVita e Famiglia

Milano
Alla attenzione della consigliera del PD di Milano Diana De Marchi , e all’ assessore al demanio del Comune di Milano Roberto Tasca.

Abbiamo letto su “La Verità” di oggi  che il consigliere del PD Diana De Marchi, approposito dei manifesti di ProVita contro la RU486, avrebbe dichiarato “adesso verifichiamo. Ci siamo già attivati per far sparire il manifesto“. 

FAR “SPARIRE IL MANIFESTO”?  ABBIAMO LETTO BENE?!

Se fosse vero, questo sarebbe gravissimo. Roba da regime fascista. E sicuramente chi sostiene questi atteggiamenti si dovrebbe vergognare e dimettere subito.

Non è tollerabile che in questo paese, per opera di quattro dittatori da strapazzo che decidono loro cosa è “giusto” e cosa è sbagliato, si imponga la censura alle idee altrui e la distruzione dei manifesti. Peggio sotto Hitler o in Corea del Nord!
Purtroppo sembra che queste non siano state solo esternazioni della De Marchi, ma cose messe in pratica da questa amministrazione.
Infatti sulla pagina Facebook dell consigliera troviamo l’evidenza di un manifesto strappato, con il seguente commento:

Rimosso. Provita, questa città ti consiglia di smetterla. I tuoi manifesti vengono sempre rimossi. Grazie per il lavoro di squadra e all’ assessore Tasca…

Chiedo quindi all’ assessore Tasca se tutto ciò corrisponde a verità.
Il commento della De Marchi sulla sua pagina facebook rappresenta in ogni caso qualcosa di volgare e indegno simile ad un avvertimento mafioso.
Anche perchè questo personaggio non ha alcun titolo di dare dei consigli e intimazioni a nome della “città” tutta.
Inoltre di che “squadra” sta parlando?  Inoltre che significa che i “i tuoi manifesti vengono SEMPRE rimossi”? Allora è appurato che si tratta di una avversione ideologica e preconcetta.
Io non sono un  dirigente della onlus Provita, ma un semplice cittadino che ogni tanto effettua offerte a questa associazione e che si sente defraudato da queste azioni vessatorie delle istituzioni, che mandano in fumo i soldi che con tanta fatica vengono versati per sostenere certe idee, come dovrebbe essere consentito in un paese democratico..
Angelo Mandelli
*
LA RISPOSTA DELL’ASSESSORE TASCA

Gentile Cittadino Mandelli,

le rispondo limitatamente alla parte che mi compete come Assessore. È prassi che ogniqualvolta il Comune di Milano riceva segnalazioni da gruppi nutriti di cittadini che ritiene urtata la propria sensibilità da manifesti che appaiono in città chiama i pubblicitari espositori e segnala la cosa. Non abbiamo alcun potere coercitivo o autorizzativo, come ho più volte spiegato a chi mi ha chiamato o scritto in questi giorni come in passato, ma riteniamo sia nostro dovere segnalare che una determinata affissione pubblicitaria ha suscitato profondo dissenso in una parte della nostra Comunità. Lo abbiamo fatto di recente per pubblicità dedicata a club privati o a siti di diffusione pornografica, per l’offerta della bara gratis nel caso di funerale per vittima da Covid e lo abbiamo fatto anche nel caso da lei citato.

Le confermo altresì che non ho partecipazioni nelle società che gestiscono club privati o siti pornografici, né in società di pompe funebri, né nelle case farmaceutiche che producono la pillola del giorno dopo, né sono manager di alcuno di questi soggetti.

Tale le dovevo per chiarezza in merito al mio ruolo pubblico.

Distinti saluti.

 

2 thoughts on “Fascismo rosso e arroganza del potere contro la libertà di espressione. Il caso dei manifesti di ProVita e Famiglia

  1. Da un parte il Tasca afferma che il Comune non ha “alcun potere coercitivo o autorizzativo”. Dall’ altra afferma che “è nostro dovere segnalare che una determinata affissione pubblicitaria ha suscitato profondo dissenso in una parte della nostra Comunità”? Le due cose sono in aperta contraddizione. Se al Comune non spetta (come giusto) nessun potere autorizzativo e coercitivo sulle libere espressioni di pensiero dei cittadini, tanto meno gli deve spettare di “segnalare” (a chi poi?) che certe espressioni sono buone o cattive o che danno fastidio agli uni o agli altri. Qualsiasi manifesto può dare fastidio a qualcun’ altro. E allora cosa facciamo, mettiamo la censura a tutto? “Segnaliamo” tutto? Magari anche le prima pagine di certi giornali in edicola? E spetta al Comune di fare questa opera di “moral suasion”? Tanto vale istituire un assessorato della Verità, come succede in Iran.

    L’ assessore parla di “nutriti gruppi di cittadini”. Ma quando un gruppo di cittadini può essere considerato “nutrito”. Devono essere 100, 1000, 10.000. E come si contano? Dalle email che riceve? O dalle telefonate? O da elezioni suppletive che fa lui in privato? E se gli altri stanno zitti, allora tutto va bene?

    E poi, se un “nutrito gruppo” di cittadini non vuole l’eposizione di certi manifesti, può essere questo un motivo sufficiente perchè i manifesti vengano messi all’indice? La cosa è veramente assurda. Se anche fossero tutti i milanesi a protestare tranne uno, questo non sarebbe motivo sufficiente per giustificare la censura ad un dato pensiero. Proprio perchè siamo in un sistema democratico, deve essere garantita a tutti la possibilità di manifestare il loro dissenso. La logica della maggioranza e minoranza, non si applica alla libertà di parola e di opinione, se no staremmo freschi!

    Ma torniamo indietro un passo. Alla domanda che ci facevamo prima. Cosa intendeva l’ assessore con l’espressione “segnalare“? E a chi dovrebbe essere fatta questa segnalazione?

    La risposta ce la dà un articolo apparso oggi sul quotodiano “La Verità”. Il giornalista Francesco Borgonovo, scrive: “Il Comune non può rimovere i cartelloni, ma può esercitare una moral suasion sul concessionario, cosa che ha fatto con decisione e rapidità“. In patica siamo di fronte ad un sistema mafioso istituzionale in piena regola in cui il Comune fa pressione su un concessionario della pubblcità che ha già un contratto in essere con qualcun’altro, perchè interrompa la campagna e addirittura strappi i manifesti già istallati. E ovviamente il concessionario non può fare altro che accettare.

    “E’ difficile immaginare che un concessionario, sottoosto a pressioni da assessori e consglieri, decida di opporsi…” commenta il Borgonovo.

    Calpestare i diritti di chi gli aveva chiesto il servizio, per sottostare alle pressioni del potere di turno, con l’abuso di posizioni dominanti. Un sistema mafioso in piena regola. E contro la libertà e la democrazia. Cosa volete di più per dire che a Milano non esiste la liberta?

  2. L’ assessore sta dicendo un sacco di fregnacce. Mettere sullo stesso piano i manifesti di provita contro la RU486 e i manifesti di club privati o per la diffusione della pornografia è una cosa indecente. Ci fa capire il suo livello mentale, e che i suoi sono solo cavilli e pretesti per giustificare una dittatura ideologica.

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