Il Pio Albergo Trivulzio ha salutato l’arrivo del vaccino con fiducia e una impalpabile gioia. Dopo le tragedie che hanno colpito le RSA, c’è la svolta che fa sperare. Sono state consegnate le prime cinquanta dosi di vaccino anti Covid. Fra gli ospiti della struttura il primo a sottoporsi all’iniezione è stato Franco Brioschi, 88 anni, da un anno ospite dell’Istituto. “Ero collegato al telefono con mio fratello, ha detto, non lo abbraccio da ottobre Paura? Per niente, ho davvero molta fiducia nei dottori. Vorrei incontrare presto i nipoti». Per il VaxDay sono stati vaccinati 38 medici e 12 ospiti scelti perché mai entrati in contatto con il virus.
“Questo luogo è purtroppo diventato uno dei simboli della pandemia, ricominciamo da qui», dice Fabrizio Pregliasco, virologo e supervisore scientifico della struttura, a Il Messaggero, Tra gennaio e aprile sono morti 405 anziani, la prospettiva di un’immunizzazione dal Covid è un sollievo per tutti. Dal 4 gennaio anticipa Pregliasco si partirà con il piano sistematico” Pregliasco, che si è vaccinato al Niguarda evidenzia: «Non per essere tra i primi, ma per dare l’esempio», spiega. «Come mai alcuni si rifiutano? Quando stiamo male prendiamo qualsiasi medicinale, accettando la scommessa del bugiardino. Quando però si ragiona in prospettiva, il timore della malattia si affievolisce. …Il vaccino è una speranza per tutti», riflette Pregliasco. Non mancano le opinioni dissidenti, ma “rispetto ad altre realtà la struttura milanese parte comunque con un buon numero di adesioni alla profilassi. In tutta Italia tra medici e infermieri delle case di riposo serpeggia infatti un sotterraneo rifiuto che, in alcun aree, fa scattare l’allarme”, osserva Il Messaggero