Capodanno di follia a Milano con barricate di immondezza, spari nelle strade soprattutto in periferia: perché?

Milano

Milano teatro di insofferenza, rabbia, di rivendicazione o di cattivo divertimento? Milano in fiamme, divampata come una polveriera la notte di Capodanno e forse è difficile ascrivere il tremendo fenomeno a chi e perché. Ma Milano soprattutto nelle sue periferie, nel degrado che si impone senza soluzioni, ha visto attori non improvvisati, forse anche minori, con il gusto della distruzione. In un momento di restrizioni, la piazza, per le loro gesta, era ampia e sgombra, l’impotenza di chi stava obbedientemente in casa era nelle cose, e allora perché?

I disordini si sono verificati “ con l’epicentro  nel quartiere San Siro e in seconda battuta in via Padova e Corvetto, e ancora Affori e Quarto Oggiaro. “Alcuni autori dei disordini appartengono a Z-crew già ben note e molto attive sui social, tra loro ci sono anche molti minori”,  riferisce Fabiola Minoletti, vicepresidente del Coordinamento dei comitati di strada e esperta di fenomeni vandalici, alle pagine del Corriere della Sera.

La cronaca fa il bilancio degli atti vandalici: pensiline devastate, barricate di spazzatura date alle fiamme, cestini dell’immondizia incendiati o fatti saltare, petardi esplosi in mezzo alla strada.

A Milano ila nottata, oltre a 2 feriti in una sparatoria, annovera “4 feriti gravi tra cui un bimbo che, per fortuna, non è in pericolo di vita. Un uomo di 54 anni ha perso due dita della mano destra riportando anche un trauma addominale per un petardo scoppiato verso le 19 a San Giuliano Milanese, un 44enne si è ferito allo zigomo sinistro, un 17enne alla coscia e infine il bambino di 3 anni si è fatto male alla palpebra. I denunciati per procurato allarme per via dell’uso di pistole scacciacani sono tre: 20, 22 e 34 anni, in viale Certosa, in via Treviso e via Plana. Inoltre, la Polizia ha sorpreso dodici persone che festeggiavano in un residence di via Calvino e altre 18 in un appartamento in via Pontaccio.”  (Il Giornale)

Rimane la domanda: perché? Rimandiamo la parziale spiegazione all’incertezza del momento, alla mancanza di valori, alla forza che sa dare il “gruppo”, a quella sottesa convinzione che a Milano, vista la tolleranza dell’amministrazione e della giustizia si può fare tutto?

 

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