El milanes Roberto Brivio, stroncato dal Covid “Quando sarò morto voglio un codazzo di tram”

Cultura e spettacolo

Io c’ero e rabbrividivo d’emozione. I Gufi in scena, insieme, erano un irresistibile spettacolo di comica umanità. Popolari visceralmente nei brani tradizionalmente milanesi, innovativi e sorprendenti nei testi più recenti, amalgamati ed efficaci qualsiasi canovaccio proponessero. E anche “Porta Romana” sentita e risentita in tante versioni, diventava un gioiello in cui riconoscere il loro talento. Nasceva il cabaret, un orizzonte nuovo da visitare, da costruire, da inventare e i Gufi misero la loro firma geniale.

Dopo Magni e Svampa, ci ha lasciato Roberto Brivio, pioniere del cabaret, attore, commediografo, impresario e anche scrittore.  Brivio, milanese doc, 6o anni di palcoscenico, tra teatro e tv, è stato soprattutto il «Cantamacabro», l’autore dei testi di umorismo funesto dei Gufi. Aveva 82 anni, e si è spento per Covid dopo esser stato ricoverato per qualche giorno all’ospedale San Gerardo di Monza.

Dal Corriere un ricordo con le parole dei comici che lo hanno conosciuto. «Le sue canzoni macabre erano davvero una chicca nel panorama dei brani umoristici. Li abbiamo scritturati molte volte al Derby», ha detto Cochi Ponzoni. «Dopo il nostro spettacolo di Ferragosto», ha ricordato Enrico Beruschi, «Brivio mi ha scritto un sms: “Grazie per ieri sera, sei come al solito splendido, peccato non esserci incontrati prima. Avremmo potuto… avremmo potuto… Ma cosa dico? Possiamo ancora!”. E invece, oggi, davvero non possiamo più».

Aveva scritto negli anni 60 “Quando sarò morto”, quasi un testamento con le sue volontà «Quando sarò morto e chiuso in una bara dopo i funerali mi diranno le orazioni, il solito corteo tra pianti e veli neri fin dentro al cimiter mi seguiran. Non voglio parenti ed amici non voglio corone di fiori nessuno per me s’addolori ma voglio soltanto un codazzo di tram. Il lutto si deve abolire. I morti non voglion lamenti. Nessuno mi deve seguire.  Ma voglio soltanto dei tram…Io voglio i tranvier di Milano Che suonano sempre denden-den-den-denDen-den-den”

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