“Le misure per combattere la pandemia sono eccessive rispetto alla portata della stessa. Peggio ancora, queste si sono rivelate nella maggior parte dei casi liberticide, insensate ed inefficaci. Alla fine, il lockdown farà più danni del virus”. Parola di Antonio Martino.
E noi siamo stati appesi a un Casalino, stratega d’immagine, fautore delle parole che diventano sostanza, scrivano ad effetto, ombra neppure occulta di un premier indeciso e inconcludente, con vestiti sartoriali che gli hanno valso il soprannome Roccobello, ambizioso ed ex cocco di Grillo che l’ha lanciato nel mondo grillino. Suggeritore del gioco da farsi per valorizzare quel Conte che oggi appare più burattino che burattinaio nella compagine governativa, gaffeur a più riprese senza giustificazioni, regista di una pièce che l’attore protagonista, Conte, non ha retto. Ma chissà perché io ricordo un Casalino che baciava i piedi a a Marina La Rosa nel mitico Grande Fratello.
E poi siamo stati appesi ad un algoritmo tecnicamente sbagliato, quasi fosse la tavola dei dieci comandamenti ispirati dallo Spirito Santo, a cui l’uomo si affidava in modo assolutamente acritico.
E naturalmente a un Conte concavo o convesso proporzionalmente all’opportunismo, che è entrato in scena in Parlamento solo per sfogare il suo livore, la personale permalosità e pietire per la terza volta l’incarico, supportato da un PD senza spina dorsale e un M5S che ha dimenticato la faccia dei vaffan…
E abbiamo perso la gioia di essere vivi.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano