Era il 18 marzo 2020 e i camion del dolore incolonnati, nel fredda silenzio di un’alba incerta, trasportavano i morti per Covid di Bergamo. Erano le salme che non trovavano posto al Cimitero della città e raggiungevano i forni crematori anche di altre regioni. Il dramma si consumava in un’immagine di una violenza inimmaginabile, scosse l’umanità dell’intera nazione, diede una misura disperata della tragedia che si stava vivendo.
La Chiesa di Ognissanti all’interno del cimitero venne trasformata in un’enorme camera mortuaria: centralmente, nella grande navata, una media di 40 bare stazionava in attesa di cremazione. Le sirene delle ambulanze diventarono assordanti e le farmacie esponevano cartelli con la scritta “mascherine e amuchina esaurite”.
E’ stata data via libera all’unanimità dalla Commissione affari costituzionali del Senato al ddl 1894 per istituire la Giornata nazionale delle vittime da Covid 19, il 18 marzo. Il disegno di legge, approvato in sede deliberante, è legge.
E la scelta della data non è casuale.
Un virus era entrato nelle case, faceva stragi inaudite e le bare cominciarono a invadere le chiese, con le panche per i fedeli ribaltate le une sulle altre per fare spazio. Un’emergenza che lascia senza parole e senza lacrime: il dolore annientava qualsiasi volontà.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano