Le figlie tra la paura e lo sconforto decidono di iscrivere il padre ammalato a un corso di pittura. Dopo poco la loro comunicazione verbale avviene attraverso le tele. Da questa esperienza oggi è nato un sito: ‘Le cose che non sai’ I primi inciampi della memoria, la diagnosi di Alzheimer e una famiglia che di colpo viene catapultata in una sorta di dimensione parallela, quasi impossibile da decifrare.
“Mio padre si è ammalato nel 2014 a 61 anni ed è morto cinque anni dopo. Il decorso è stato molto veloce, ma c’è chi resiste altri dieci anni”. Alessia racconta e si emoziona, anche perché il protagonista della storia é suo padre Giovanni, che pochi mesi prima del responso medico insegnava educazione fisica alle porte di Torino. “Era andato in pensione da poco tempo – ricorda – dopo avere trascorso una vita insieme ai suoi alunni e alla sua passione, lo sport. Quando abbiamo saputo della malattia non è stato facile. Io, mia sorella, mia madre, nessuno conosceva davvero l’Alzheimer, che cosa significasse convivere con un genitore che fino a poco tempo prima era stato il nostro punto di riferimento e che ora aveva bisogno d’aiuto”. Presto le parole lasciano il posto ai silenzi ed è in quel momento di scoramento che Alessia e sua sorella Ilaria decidono di iscrivere Giovanni a un corso di pittura “Pensavamo potesse aiutarlo a esprimersi e cosí è stato. Papà parlava poco, ma un’ora alla settimana dipingeva e sembrava felice. Io e Ilaria disegnavamo insieme a lui, avevamo capito come riempire quei silenzi”. Quando Giovanni muore, insieme alle fotografie e ai ricordi di una vita rimangono decine di tele. “Guardando i disegni, pensando a quanto l’arte ci aveva aiutato, è nata l’idea di creare il sito “Le cose che non sai” – spiega Alessia – un modo per condividere la nostra esperienza e spiegare agli altri cos’é davvero l’Alzheimer. Nostro padre si è avvicinato alla pittura, noi abbiamo trovato nel disegno una strada per esternare il nostro dolore”. Il sito è in continua evoluzione e quando l’emergenza sanitaria sarà terminata le due sorelle organizzeranno una mostra. “Si parla ancora poco di Alzheimer – conclude Alessia – non so per quale motivo, forse perché è una malattia complessa, senza una terapia univoca. Gli stessi parenti hanno difficoltà nel raccontare quello che succede in casa e non esiste una rete vera e propria a cui fare riferimento. Cosí le famiglie rimangono da sole e per chi ha difficoltà economiche gestire la situazione diventa molto complesso”. (AGI)
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